Puntata ventiduesima. La mia vacanza palermitana con il mare negli occhi
Sazi e soddisfatti per la scorpacciata di frutti di mare consumata al porticciolo di Sant’Erasmo, ci apprestiamo a percorrere la strada verso piazza Tredici Vittime, dove abbiamo l’appuntamento con il tassista che ci accompagnerà all’aeroporto.
Con Ruggero decidiamo di attraversare il tratto di strada che costeggia il prato in prossimità del mare. Subito io e mio marito riconosciamo un edificio che avevamo visitato l’ultima volta che siamo stati a Palermo, in un fine settimana di ottobre. Eravamo tornati in Sicilia per partecipare alla manifestazione “Le vie dei tesori”, un evento che ci era stato consigliato da un amico. Proprio in quel periodo, infatti, con l’aiuto di giovani volontari, era possibile visitare luoghi solitamente chiusi al pubblico.
Tra i vari siti, avevamo scelto di visitare anche la “Casa Lavoro”, attratti dagli aneddoti sul fondatore di questa comunità: Padre Giovanni Messina.
Padre Giovanni Messina, originario del quartiere Kalsa, durante il suo sacerdozio a cavallo tra il 1800 e il 1900, si dedicò ad aiutare i più bisognosi nel suo rione. Era chiamato “il pazzo di Dio”, un appellativo simile a quello che, in Russia, veniva dato ai “folli di Dio”, persone che, incuranti della loro condizione personale, si dedicavano completamente alla preghiera e all’apostolato tra i fratelli.
Per tutta la vita, Padre Messina girò per le strade di Palermo con un carretto, raccogliendo cibo e oggetti utili, guadagnandosi l’amore e la venerazione del popolo. Con l’aiuto dei marinai per il restauro e il sostegno della madre, della sorella Nunzia e di alcune Terziarie Francescane per l’assistenza, iniziò a ospitare alcune bambine nei locali che un tempo appartenevano a un orfanotrofio. Dedicò questa sua opera a “Casa Lavoro e Preghiera per gli Orfani Abbandonati”.
L’8 settembre 1901, inaugurò solennemente la “Casa Lavoro e Preghiera”, destinata agli orfani senza assistenza.
Durante la nostra visita con “Le vie dei Tesori”, abbiamo esplorato la Cappella del Corpus Domini, che costituisce il cuore della struttura, e la stanza di Padre Giovanni Messina, rimasta intatta, come l’aveva lasciata lui stesso, tanto che si percepisce ancora la sua presenza.
Foto La Casa della fede e del lavoro di Padre Messina.
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