Puntata ventiduesima. La mia vacanza palermitana con il mare negli occhi
Il sole è ancora alto sopra il Foro Italico, e le sfumature della luce giocano sul paesaggio di Palermo. Siamo fermi in un punto panoramico, e da qui lo spettacolo che si offre ai nostri occhi è quasi surreale: una nave da crociera si staglia all’orizzonte, pronta a lasciare il porto di Palermo. Dal nostro angolo di osservazione sembra però galleggiare sul verde del prato, anziché sull’azzurro del mare. È come se la sua forma si fosse posata su un confine invisibile tra la città e il mare, in una sospensione che unisce la terra all’acqua, il passato al presente.
Mentre ammiriamo questa scena quasi onirica, Ruggero inizia a raccontare la storia del luogo, il Foro Italico Umberto I, oggi simbolo della rinascita urbana di Palermo. “Quello che vedete,” dice, “non è sempre stato così. L’aspetto attuale è il risultato di un progetto di recupero degli anni ’90.” Si sofferma, poi, su ciò che questo spazio era stato in precedenza: un grande lunapark che un tempo risuonava delle voci e delle risate dei palermitani. Ma come spesso accade nei cambiamenti urbani, il vecchio parco divertimenti venne smantellato per dar vita a qualcosa di nuovo, uno spazio verde che avrebbe abbracciato la città e il mare.
Oggi il Foro Italico si estende come un lungo tappeto verde per circa un chilometro, dalla Cala fino a Villa Giulia, e accoglie al suo interno prati ampi e alberi mediterranei. Ruggero ci racconta che in origine questo spazio era un rigoglioso palmeto, un’oasi in città con oltre ottanta palme canariensis. Tuttavia, nel 2007, un piccolo nemico cambiò per sempre il volto di quest’oasi: il punteruolo rosso. Arrivato in Italia tra il 2004 e il 2005, questo insetto si diffuse rapidamente, segnando una delle più gravi minacce mai subite dalle palme siciliane. Solo sull’isola, più di trentamila palme vennero distrutte, e anche il Foro Italico perse molte delle sue piante più antiche e imponenti.
Osservando l’ampia distesa verde, è difficile immaginare che in passato questa zona fosse un campo di rovine e detriti. “Dopo la Seconda Guerra Mondiale,” continua Ruggero, “il Foro Italico divenne un sito di smaltimento delle macerie dei palazzi distrutti dai bombardamenti.” Ogni frammento di pietra e mattone, proveniente dagli edifici abbattuti, fu ammassato qui, accumulato fino a formare il substrato di quella che sarebbe poi diventata un’area verde.
Guardando ancora la nave che ormai si sta allontanando, riflettiamo su quanto il Foro Italico fosse più di un semplice spazio verde: è un luogo che custodisce storie, drammi e trasformazioni. Ruggero concluse: “È un pezzo di Palermo che continua a cambiare, ma non smette di raccontare la sua storia”
Foto. la nave che lascia Palermo vista dal foro Italico
Dal Monte Pellegrino al Foro Italico: Il simbolismo del Carro di Santa Rosalia