Puntata diciottesima. La mia vacanza palermitana con il mare negli occhi
Siamo arrivati nel magnifico giardino pubblico di Villa Giulia, un’oasi verde nel cuore della città. Ci sediamo su una panchina all’ombra di un imponente ficus, il luogo perfetto per concederci uno spuntino sano e gustoso.
Qualche ora prima, alla Kalsa, nel rinomato negozio di frutta secca della famiglia Battaglia, su via Torremuzza – un vero e proprio “tempio” per gli amanti della frutta secca – abbiamo acquistato un bel “coppo” di ceci tostati, che qui a Palermo chiamano “calia”, insieme a “simenza” (semi di zucca), diverse varietà di nocciole, lupini, arachidi e pistacchi. Il negoziante ci ha descritto questa varietà come “scaccio”, il tipico passatempo palermitano.
Mentre ci gustiamo la nostra frutta secca, Ruggero, che ama definirla “u passa tiempu”, inizia a raccontarci la storia di questo splendido giardino.
Villa Giulia è il primo giardino pubblico di Palermo, costruito al confine tra il quartiere della Kalsa e Via Lincoln, sul piano di Sant’Erasmo. Il giardino fu realizzato da Nicolò Palma nel 1778, e il suo nome è un omaggio a Giulia Guevara, moglie del viceré Marcantonio Colonna di Stigliano.
Nel corso dell’Ottocento, numerosi interventi ne hanno modificato l’aspetto. Nel 1866, ad esempio, furono costruiti i “teatrini della musica”, quattro esedre (incavi semicircolari sovrastati da una semi-cupola) progettate da Giuseppe Damiani Almeyda (1834-1911) in stile pompeiano. Queste esedre si trovano attorno all’orologio del Dodecaedro, realizzato su progetto del matematico Lorenzo Federici.
Fino agli anni Ottanta, ci racconta Ruggero, una delle attrazioni più amate della Villa Giulia era Ciccio, un leone malinconico rinchiuso in una gabbia fatiscente e umida. Forse a causa della sua triste condizione, Ciccio era amatissimo da tutti i palermitani. Era simpatico, con un ruggito possente, e attirava sia grandi che bambini, che venivano a passeggiare nella villa per ammirare il parco ma soprattutto per vedere lui, la star: il mitico Ciccio.
Ciccio era stato donato all’amministrazione comunale dal cavaliere De Furlanis nella seconda metà degli anni Sessanta, e venne collocato in una gabbia qui bella Villa Giulia, che già offriva diverse attrazioni per le famiglie: giostre, biciclette, dolciumi, un trenino che faceva il giro del parco, uno stagno per le anatre e una piccola gabbia per le scimmie.
Il leone rimase nella villa fino agli inizi degli anni Novanta, quando si decise di trasferirlo in uno zoo di Terrasini, di proprietà del dottor Quatra. Purtroppo, dopo quasi cinque anni, Ciccio si ammalò di reumatismi e morì.
Durante la nostra passeggiata a Villa Giulia, siamo stati attratti da una splendida fontana, che Ruggero ci ha indicato come la “Fontana del Genio di Villa Giulia”. La fontana fu commissionata dal Senato palermitano a Ignazio Marabitti, basandosi su un progetto di Nicolò Palma, e venne inaugurata il 24 novembre 1778. La scultura rappresenta il Genio di Palermo, simbolo della città, seduto su una roccia e circondato da elementi che evocano la Sicilia e la Conca d’Oro. Il Genio ha un corpo giovane e muscoloso, ma il volto di un anziano, con lunghi capelli e una barba divisa in due ciocche, e indossa una corona regale, mentre nella mano tiene un serpente che punta verso il suo petto.
La scultura ci ha ricordato una simile vista al porto, la più antica rappresentazione del Genio di Palermo, scolpita in un altorilievo all’ingresso del porto. Questo luogo ha un grande valore simbolico, essendo il crocevia delle attività commerciali della città e punto di partenza e arrivo delle merci.
Foto: Fotografa Palermo. IV edizione . Roberta Meli. Il Genio a Villa Giulia
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