Il filo del denaro e la lotta alla mafia: la lezione di Pio La Torre
Ignazio Pensovecchio ha realizzato un significativo disegno sul Muro della Legalità dedicato a Pio La Torre.
“Segui i soldi e troverai la mafia”, diceva Giovanni Falcone, sottolineando come i grandi flussi di denaro provenienti da attività criminali lascino tracce inequivocabili. Proprio seguendo queste tracce, attraverso indagini patrimoniali che analizzano i movimenti di denaro illecito, è possibile smascherare e colpire le organizzazioni mafiose. Lo sapeva bene Pio La Torre, figura centrale nella lotta alla mafia, dirigente del Partito Comunista Italiano e promotore di una legge che ha ferito la mafia nel suo cuore pulsante: il patrimonio economico. La legge da lui voluta introdusse i sequestri e le confische dei beni accumulati illecitamente dalle cosche, rappresentando un colpo durissimo per Cosa Nostra.
Ma chi era Pio La Torre? E perché la sua figura è così importante da essere rappresentata nel Muro della Legalità di Palermo?
Le Origini di Pio La Torre
Pio La Torre nacque il 24 dicembre 1927 ad Altarello di Baida, una borgata di Palermo. Fin da giovane mostrò un forte interesse per la giustizia sociale, schierandosi dalla parte dei più deboli e bisognosi contro lo sfruttamento perpetrato dai ricchi proprietari terrieri. La sua passione per la lotta sociale lo portò a iscriversi al Partito Comunista Italiano (PCI), dove iniziò il suo lungo impegno politico.
Nel 1947 divenne funzionario della Federterra e successivamente si occupò delle questioni giovanili sia per la CGIL che per il PCI. Partecipò attivamente a manifestazioni di protesta contro le disuguaglianze e le ingiustizie sociali.
Carriera Politica e la Lotta alla Mafia
Nel maggio del 1972 Pio La Torre entrò a far parte della Camera dei Deputati, dove rimase per tre legislature. Durante questo periodo lavorò nelle commissioni Bilancio e Agricoltura e, soprattutto, nella Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia. Fu proprio in questa sede che realizzò uno dei suoi maggiori contributi: una proposta di legge per l’introduzione del reato di associazione mafiosa nel codice penale. Prima di allora, la mafia non era riconosciuta come un reato specifico.
La proposta prevedeva anche la confisca dei beni ottenuti illecitamente dai condannati. Approvata nel 1982, questa norma prese il nome di Legge Rognoni-La Torre (Legge 13 dicembre 1982 n. 646).
L’Ultima Battaglia
Nel 1981 Pio La Torre tornò in Sicilia come segretario regionale del PCI. Fu un periodo segnato da una nuova sfida: la sua opposizione all’installazione dei missili NATO nella base militare di Comiso, presso Ragusa. Questa battaglia politica gli procurò non pochi nemici.
L’Assassinio
Era il 30 aprile 1982, alle 9:20 del mattino. Pio La Torre viaggiava a bordo di una Fiat 131 insieme a Rosario Di Salvo, suo fidato collaboratore. Mentre si dirigevano verso la sede del PCI, una moto li affiancò improvvisamente. Ai primi colpi di pistola, La Torre morì sul colpo; Di Salvo, ferito, perse la vita poco dopo.
Il delitto, eseguito dalla mafia, fu anche un omicidio politico, come emerso nei processi. Tuttavia, c’è il sospetto che l’ordine di eliminarlo sia arrivato anche da ambienti esterni all’organizzazione mafiosa. La morte di La Torre segnò il culmine di una stagione di violenti omicidi politici, iniziata con l’assassinio di Aldo Moro nel 1978 e proseguita nel 1980 con l’uccisione di Piersanti Mattarella, presidente della Regione Sicilia.
Il Suo Esempio
Uomini come Pio La Torre, Aldo Moro e Piersanti Mattarella hanno dedicato la loro vita a un’idea di Italia libera dalla mafia e dalle pressioni di poteri sovranazionali. Il loro sacrificio ha lasciato un’eredità che ancora oggi ispira chi combatte per la giustizia e la legalità.
Il disegno di Ignazio Pensovecchio sul Muro della Legalità è un omaggio a questa eredità e ci ricorda che la lotta alla mafia passa anche attraverso il ricordo delle persone che hanno dato tutto per un mondo migliore.