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“Vitti na crozza” racconta la triste storia dei lavoratori delle zolfare

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Tra le canzoni  in lingua siciliana più famose occupa le primissime posizioni “Vitti na crozza”. Molta la canticchiano allegramente ignorando totalmente il testo che è molto triste.  La canzone parla delle tristissime e dure condizioni dei lavoratori delle zolfare. Del duro lavoro nelle zolfare l’hanno raccontato a noi celebri scrittori che con i suoi capolavori hanno descritto la triste storia dei zolfatari basti ricordare Ciàula scopre la luna, la celebre novella di Luigi Pirandello. Insomma, una canzone che ci ricorda la sofferenza e anche l’ingiustizia di chi passava la maggior parte della propria vita nelle miniere di zolfo della vecchia Sicilia e se aveva la sventura di morire tra le viscere della terra lì restava, sepolto senza nemmeno “un toccu ‘ri campane”.
Vitti ‘na crozza e’ stata registrata per la prima volta su dischi Cetra nel 1951 dal tenore Michelangelo Verso, e fu un successo.
Il tenore Michelangelo Verso (Palermo, 18 marzo 1920 – Palermo, 18 settembre 2006) fu il primo nel 1951 cantare la famosa canzone popolare siciliana.

La canzone Vitti na crozza  musicata dal compositore Franco Li Causi venne pubblicata su 78 giri

e pubblicata su 78 giri dalla Cetra.

Il brano “vitti na crozza” è stato interpretato da grandi cantanti tra i quali ricordiamo Domenico Modugno, Carlo Muratori, Rosa Balistreri, Vasco Rossi, Laura Pausini, Carmen Consoli, Franco Battiato, e la cantante pop-rock Gianna Nannini. Nella saga del film “Il Padrino”, terza parte, “Vitti ‘na crozza” viene eseguita alla tromba.

Testo:
Vitti ‘na crozza ( Ho visto un teschio)

Vitti na crozza supra lu cannuni
fui curiuso e ci vosi spiare
idda m’arrispunniu cu gran duluri
muriri senza toccu di campani

Si nni eru si nni eru li me anni
si nni eru si nni eru ‘un sacciu unni
ora ca su ‘arrivatu a uttant’anni
lu vivu chiama e la morti arrispunni

Cunzatimi cunzatimi stu letto
ca di li vermi fu manciatu tuttu
si nun lu scuntu cca lu me piccatu
lu scuntu a chidda vita a sangu ruttu

Traduzione:
Ho visto un teschio sopra la torre
fui curioso e ci volli chiedere
lui mi rispose con gran dolore
sono morto senza rintocchi di campane

Sono andati ,sono andati i miei anni
sono andati , sono andati non sò dove
ora che sono arrivato a ottant’anni
il vivo chiama e la morte gli risponde

Preparatemi, preparatemi questo letto
perchè dai vermi fui mangiato tutto
se non lo sconto quì il mio peccato
lo sconto in quella vita a sangue rotto

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