Il grande Alexandre Dumas, autore di capolavori come I Tre Moschettieri e Il Conte di Montecristo, scelse Palermo come ambientazione di uno dei suoi romanzi meno noti, ma non meno affascinanti: Il conte di Mazara. Quest’opera, che torna alla luce dopo oltre un secolo grazie alla casa editrice palermitana Il Palindromo, restituisce una visione unica della città siciliana attraverso lo sguardo di uno degli autori più amati del XIX secolo.
Dumas aveva già dimostrato il suo interesse per la Sicilia e il Sud Italia nel 1838, con il romanzo Pascal Bruno, dedicato alle vicende di banditi e alla passione per il paesaggio meridionale. Nel Conte di Mazara, invece, l’autore esplora una Palermo che si muove tra realtà e leggenda, arricchita dalla sua vena narrativa ironica e romanzesca. Il racconto è una fusione tra reportage e romanzo, dove Dumas, con la collaborazione del giornalista Ferdinando Petruccelli della Gattina e del visconte Alphonse de Quinzac, intreccia storie di superstizioni popolari, amicizie improbabili e intrighi sociali.
L’opera, pubblicata a puntate sul giornale francese Le Mousquetaire nel 1866, non era mai stata tradotta in italiano fino ad ora. Grazie alla traduttrice Viviana Carpifave e alla determinazione della casa editrice indipendente Il Palindromo, nel febbraio 2021, questa storia misconosciuta ha finalmente trovato nuova vita. Ambientato nella Palermo della seconda metà dell’Ottocento, il romanzo racconta le vicende di un nobile considerato uno “iettatore” (portatore di sfortuna) e di come il peso di questa fama influenzi la sua esistenza. La trama si sviluppa in un continuo susseguirsi di eventi drammatici e superstizioni che si intrecciano alla quotidianità vivace della città siciliana, tra duelli cavallereschi, cene sontuose e passeggiate nei luoghi più iconici di Palermo.
Dumas non si limita a raccontare: porta il lettore nei vicoli, nei palazzi e persino nei teatri della città. La descrizione dei palazzi con colonne di granito rosso, delle nobildonne in carrozza e delle sommosse di liberali rende palpabile l’atmosfera della Palermo dell’epoca. La narrazione è resa ancor più vivida dal legame personale dell’autore con la città, che aveva visitato per la prima volta nel 1835, in fuga dalle spie borboniche, e che definì “il Paradiso del mondo”.
La vicenda principale ruota attorno al conte di Mazara, personaggio enigmatico e segnato da un destino avverso, il cui patrimonio passa al visconte de Quinzac. Quest’ultimo diventa narratore della storia, offrendo un racconto in prima persona che unisce il gusto del feuilleton con riflessioni sulla libertà e l’amicizia. Sullo sfondo, l’Italia del Risorgimento e i ricordi di Dumas legati alla spedizione dei Mille, a cui aveva partecipato come cronista.
Tra le scene più suggestive, spiccano l’arrivo di Dumas a Palermo, il suo incontro con Garibaldi in un palazzo senatorio e la descrizione dei bombardamenti che colpirono la città durante la notte del 29 maggio 1860. Questo episodio, che coinvolge anche il palazzo appartenuto al conte di Mazara, diventa il punto di partenza per riflessioni sull’imprevedibilità del destino e sulla forza del legame umano.
Con il Conte di Mazara, Dumas celebra la libertà: la libertà di scegliere i propri amici, di vivere e raccontare storie, di dare nuova linfa a un’epoca in fermento. Palermo, con la sua bellezza e i suoi contrasti, diventa protagonista tanto quanto i personaggi del romanzo, in un’opera che mescola il reale e il fantastico, la storia e il mito. Oggi, a 150 anni dalla morte dell’autore, questa gemma nascosta della sua produzione ci offre un’occasione preziosa per riscoprire uno dei suoi volti meno conosciuti, ma altrettanto affascinanti.