Nel cuore del Medioevo, la città di Palermo emergeva come un fulgido gioiello con una popolazione di 200.000 abitanti, rendendola la città italiana più popolosa del tempo. Sorpassando persino le metropoli come Angkor in Cambogia, Baghdad, Chang’an (capitale della Cina), Cordova, Costantinopoli e Kioto, Palermo intratteneva una competizione di ricchezza e splendore con le più prestigiose città del mondo musulmano.
La sua maestosa grandezza era celebrata da poeti e viaggiatori, impressionati dalla lussureggiante bellezza dei giardini, dalla magnificenza della grande moschea di Giami, dal gigantesco palazzo dell’emiro e dalla possente fortezza eretta nel 938 per proteggere il porto. Nonostante gli assalti dei Normanni, Palermo resistette tenacemente per oltre cinque anni prima di dover cedere nel 1072.
Durante il periodo normanno, Palermo mantenne la sua imponente popolazione e divenne la capitale del regno dal 1130. Nei secoli XII e XIII, la città fiorì come un centro di commercio e industria, producendo stoffe pregiate, specialmente seta e oro tessute dagli artigiani arabi e greci nella manifattura di corte, rinomate in tutta Europa. Tuttavia, con la fine della dinastia normanna alla morte di Guglielmo II, la città visse nuovi cambiamenti.
Il periodo di massimo splendore fu sotto la reggenza di Federico II di Svevia, durante il quale Palermo conobbe uno dei capitoli più felici della sua storia. Grazie ai favori commerciali, la città divenne un centro vitale della vita intellettuale europea. Alla corte di Federico II, intellettuali, trovatori, cavalieri e studiosi fiorirono, dando vita alla celebre scuola poetica siciliana in lingua volgare.
Tuttavia, con il passaggio agli Angioini nel 1266, il fulcro del regno si spostò definitivamente verso il continente, e Napoli strappò a Palermo il titolo di capitale. Questa decisione provocò la famosa rivolta dei Vespri siciliani nel 1282, che vide la città trasferirsi sotto il dominio degli Aragonesi, mantenendo comunque una forte influenza delle famiglie nobiliari.
Il declino demografico fu evidente con l’annessione della Sicilia, compresa Palermo, nel 1412 da parte di Ferdinando I alla Corona d’Aragona. Pur mantenendo il ruolo di centro burocratico e amministrativo, Palermo perse la sua vitalità economica, diventando quasi un “parassita” delle altre province siciliane, arricchendosi di fastosi edifici ma soffrendo una diminuzione significativa della sua importanza economica.