Puntata Quattordicesima. La mia vacanza palermitana con il mare negli occhi.
Dalla Piazza Santo Spirito Ruggero continua a farci vedere Palermo con gli occhi di un palermitano da un camminamento rialzato affiancato a Porta Felice che si estende parallelamente al prato del foro Italico e al mare.
Stiamo percorrendo le “Mura delle Cattive”.
Siamo salite da una elegante scalinata ai cui piedi sono poste due colonne sormontate da erme in tufo.
Godiamo di una bellissima panoramica che si affaccia sul mare, dominando il golfo di Palermo, con splendidi palazzi storici della nobiltà palermitana alle sue spalle.
Dal nostro amico apprendiamo che è stata edificata nel 1823 per ordine del Luogotenente in Sicilia di Re Ferdinando sulle antiche mura civiche, si accede attraverso una scalinata ai cui piedi sono poste due colonne sormontate da erme in tufo. Il nome originale, come attestato da una lapide, è Pubblico Parterre, ma i palermitani l’hanno denominata da subito “Passeggiata delle Cattive”. Questo nome deriva dal latino “captivae” (prigioniere), usato all’epoca per indicare le vedove che per il lutto restavano chiuse in casa, escluse dalla vita sociale, e solo dopo il tramonto si concedevano una passeggiata al riparo da occhi indiscreti per godere del fresco.
Un’altra versione racconta che su queste mura passeggiavano le donne in attesa dei mariti partiti per mare e non ancora tornati, alla fine ritenuti morti nel tempo. Il termine deriva dal latino “captivae” (prigioniere), usato per identificare le vedove (in siciliano, “vedova” si dice “cattiva”) considerate prigioniere del dolore del lutto.
Sulla passeggiata si affacciano sontuose dimore: il Palazzo Butera, il Palazzo Benso, il Palazzo Lanza Tomasi e l’ex hotel Trinacria.
Ruggero ci affascina con alcune pillole riguardante l’ex Hotel Trinacria.
Nel cuore dei primi decenni dell’Ottocento, Palermo vide sorgere il suo primo albergo, un maestoso edificio che ancora oggi incanta per la sua storia e la sua posizione privilegiata sul Foro Italico, anticamente noto come Foro Borbonico. Costruito nel 1840 su commissione del Principe di Trabia, il Palazzo Trinacria fu progettato dagli illustri architetti Andrea Gigante e Vincenzo Trombetta, con la supervisione dell’abile genovese Salvatore Ragusa.
Originariamente concepito come rifugio di lusso per i viaggiatori di passaggio, l’albergo non tardò a guadagnarsi fama internazionale. Nel 1844, ospitò persino il Re di Baviera e altri nobili ospiti illustri, come testimoniano le lapidi commemorative dedicate a Giuseppe Garibaldi e al patriota rumeno Nicola Balcescu, ancor oggi visibili sulla sua facciata.
Ma il Palazzo Trinacria non è solo un monumento di pietra e storia. È un luogo intriso di cultura e letteratura, un vero crocevia di storie umane. Qui, l’illustre scrittore Tomasi di Lampedusa scelse di ambientare le struggenti ultime ore del Principe Salina nel suo capolavoro letterario “Il Gattopardo”. Attraverso le parole del principe, il palazzo rivela segreti e sfumature di un’epoca passata, trasportando i lettori in un viaggio nel tempo che solo la magia della letteratura sa regalare.
Nel corso del Novecento, il destino del Palazzo Trinacria cambiò più volte: trasformato in residenza privata nel 1911, conservò sempre la sua imponenza, sporgendosi audacemente verso il mare, contraddistinguendosi tra le altre dimore che lo circondavano.
Oggi, il Palazzo Trinacria continua a dominare il panorama di Palermo con la sua eleganza senza tempo, testimone silenzioso di secoli di storia siciliana. Le sue mura custodiscono ancora i segreti di un’epoca in cui l’ospitalità era un’arte e ogni pietra raccontava una storia di viaggi, incontri e passioni che hanno plasmato il destino di chi ha varcato la sua soglia.
puntata tredicesima