La parola siciliana “gnuri” ha un’origine interessante e ricca di significato storico. Originariamente, il termine deriva dal siciliano “gnuranti”, che significa “ignorante”. Questo è stato un termine utilizzato nel contesto per indicare il cocchiere o il vetturino che guidava le carrozze trainate dai cavalli, specialmente durante i tempi in cui viaggiare in carrozza era un privilegio riservato alla nobiltà.
Prima dell’avvento delle automobili e del boom economico degli anni settanta, la carrozza rappresentava il mezzo di trasporto predominante nelle città come Palermo. Il “gnuri”, con il suo grembiule nero e la temibile “zotta” (la frusta), dominava le strade e era rispettato (e talvolta temuto) per la sua abilità di guidare e controllare i cavalli.
Il sedile meno ambito nella carrozza era quello dietro la postazione del “gnuri”, dove i passeggeri potevano ritrovarsi a sopportare le conseguenze di alcune situazioni meno piacevoli, come il “scorreggiare” del cocchiere, che poteva profumare l’aria in modo indesiderato. Da qui deriva il detto locale “ma va sucati i pirita ru gnuri”, che esprime l’idea di essere messi in una posizione scomoda o poco piacevole.
In sintesi, “gnuri” non solo indica il cocchiere siciliano, ma racchiude anche una parte della storia sociale e culturale della Sicilia, riflettendo le dinamiche di potere e status che caratterizzavano l’epoca delle carrozze.