Il 31 gennaio 2024, i resti di Giuseppe Tomasi di Lampedusa sono stati estumulati per essere trasferiti nella chiesa di San Domenico a Palermo, il Pantheon degli illustri uomini di Sicilia. La nuova sepoltura è stata inaugurata il 23 marzo 2024 con una cerimonia solenne, che ha visto la deposizione dei resti dello scrittore in un sarcofago di marmo “botticino”. Il materiale, di un delicato beige, richiama la tonalità della chiesa, mentre la base del sarcofago si solleva dal pavimento per esaltare simbolicamente la figura del grande autore siciliano.
Sulla teca, un’epigrafe sobria ma densa di significato: il nome e il cognome dello scrittore, il titolo nobiliare di Principe di Lampedusa e una citazione emblematica tratta dall’incipit del suo capolavoro Il Gattopardo:
“Nunc et in hora mortis nostrae. Amen.”
La recita quotidiana del Rosario era finita. Durante mezz’ora la voce pacata del Principe aveva ricordato i Misteri Gloriosi e Dolorosi; durante mezz’ora altre voci, frammiste, avevano tessuto un brusio ondeggiante sul quale si erano distaccati i fiori d’oro di parole inconsuete: amore, verginità, morte.”
Una memoria divisa: la questione della sepoltura di coppia
Nonostante il prestigio del nuovo luogo di riposo, il trasferimento delle spoglie di Tomasi di Lampedusa ha suscitato alcune polemiche. In particolare, è stato sollevato il tema della separazione dalla moglie, Alessandra Wolff Stomersee, psicologa e Principessa di Lampedusa, che rimane sepolta presso il Cimitero dei Cappuccini di Palermo. Una scelta che, secondo molti, riecheggia l’errore già commesso nei confronti di Giovanni Falcone, anch’egli separato nella sepoltura dalla moglie.
La tomba originaria della coppia, sobria e discreta, si trovava in un angolo del Cimitero dei Cappuccini, delimitata da una semplice balaustra di marmo. L’epigrafe, altrettanto essenziale, recitava:
GIUSEPPE TOMASI / PRINCIPE DI LAMPEDUSA / MORTO A ROMA IL 26 LUGLIO 1957
ALESSANDRA WOLFF STOMMERSEE / PRINCIPESSA DI LAMPEDUSA / MORTA A PALERMO IL 22 GIUGNO 1982
Un lascito immortale
Giuseppe Tomasi di Lampedusa è noto principalmente per Il Gattopardo, l’unico romanzo che scrisse e che venne pubblicato postumo nel novembre del 1958 grazie all’interessamento di Giorgio Bassani, dopo essere stato inizialmente rifiutato da Mondadori ed Einaudi. Il romanzo, vincitore del Premio Strega nel 1959, è diventato uno dei capolavori letterari del secondo dopoguerra. L’adattamento cinematografico del 1963, diretto da Luchino Visconti e interpretato da Burt Lancaster, Claudia Cardinale e Alain Delon, ha contribuito a consolidarne la fama internazionale.
Negli ultimi anni della sua vita, Tomasi di Lampedusa si dedicò anche ad altri scritti, tra cui i Ricordi d’infanzia e i racconti brevi, il più celebre dei quali è La Sirena o Lighea.
Con la traslazione nel Pantheon di San Domenico, la memoria di Giuseppe Tomasi di Lampedusa viene celebrata nel luogo simbolico riservato alle grandi personalità siciliane. Tuttavia, la separazione fisica dalla consorte solleva interrogativi sul modo in cui onorare non solo il singolo individuo, ma anche i legami profondi che definiscono la loro storia.