Mi ricordo che da bambino andavo con mio papà dall’erbaiolo per bere l’acqua di gramigna.
L’acqua di gramigna è il decotto di gramigna è utilizzato come rimedio contro gli stati infiammatori delle vie urinarie, ancora oggi è un ottimo rimedio per combattere le cistiti.
Le proprietà diuretiche e depurative della gramigna erano ben conosciute anche nella medicina popolare, che utilizzava la pianta per il trattamento di cistiti e calcoli renali, ma non solo.
L’infuso di gramigna mescolato in una tazza d’acqua bollente si consumava direttamente all’interno dell’erboristeria e si doveva bere lontano dai pasti per approfittare al meglio delle sue proprietà drenanti e diuretiche.
Nelle botteghe, all’interno su di un gran bancone di marmo erano allineate diverse “cannate”, boccali di terracotta con del contenuto color fulvo.
C’erano degli stipetti con molti cassetti nei quali erano conservate ed etichettate le piante medicinali essiccate e pronte per essere incartate.
Erbe, fiori e semi catalogati ben divisi per sacchetti o conservati in grandi recipienti di terracotta o in “burnìe” i barattoli di vetro, mentre le erbe comunissime dentro barattoli di latta.
Nel retrobottega era sempre presente un grosso mortaio di pietra dove era affidato soprattutto ai giovani apprendisti i quali con pestelli dovevano preparare polveri o ridurre in poltiglia le varie erbe.
E’ il caso dell’erba canapuccia dalla quale, pestata in continuazione e ridotta in poltiglia, si ricava una specie di lattice che unito al decotto di gramigna serve per decongestionare.
Completavano il laboratorio dell’erborista il braciere con dei grandi recipienti di rame che servivano per ammollare e decollare, utilizzando per le varie operazioni diversi utensili: mestoli, schiumarole, crivelli di differenti misura, stringituri di diverse grandezze usati sia per separare sia per ricavare mediante la compressione olii come quello di mandorla.
In via Dante al civico 124 c’è ancora oggi la storica erboristeria D’angelo.
Una data affissa accanto l’insegna ci ricorda che i D’angelo sono erbaioli dal 1769.
L’attuale erboristeria è stata impiantata da Dorotea Oliveri è gestita dal marito Giovanni D’angelo agli inizi degli anni cinquanta.
Lungo lo stradone di via Dante il negozio era visibile perchè il signor D’angelo appendeva davanti il negozio le erbe.
La signora Dorotea era un’esperta erbaiola (raccoglitore e venditore d’erbe medicinali; erborista), che aveva maturata tutta l’arte presso l’erboristeria di via Carini dove creava infusi di malva, gramigna, fiori di fichidindia e di “spaccapietra”.
I D’Angelo sono erbaioli per dinastia, l’arte di curare e truccare con le erbe viene tramandata a partire dall’800 grazie a Serafino D’Angelo, che coinvolge il figlio Giovanni il quale impianta diversi negozi in città, uno nei pressi della Statua, e un’altro in via Carini ai margini del mercato del Capo.
Il negozio di Via Carini sarà gestito dal figlio Nino, sfegatato tifoso interista che amava festeggiare le vittorie della Beneamata offrendo tisane ai clienti.
La sede di via Dante 124 sarà gestita dall’altro figlio, Giuseppe che progetta anche gli interni del locale il bancone attuale nasce da una sua idea. Giuseppe si adegua ai tempi preparando infusi moderni cercando di non allontanarsi tanto dalle vecchie ricette.
Oggi il negozio è gestito dal figlio Giovanni, fanno bella mostra
sugli scaffali antichi vasi per aromi, cassettiere per le erbe e bilancieri.
Infine vogliamo ricordare la signora Anna D’angelo che aveva il punto vendita nei pressi di piazza Vittorio alla statua, persona molto preparata nel suo ambito.