Nel 1250, Federico II di Hohenstaufen morì all’età di 56 anni mentre si trovava nella regione della Puglia, precisamente presso Castelfiorentino, un borgo fortificato nell’agro di Torremaggiore, non distante dalla sede imperiale di Foggia. Secondo una leggenda, l’astrologo di corte Michele Scoto gli aveva predetto la morte “sub flore”. Federico, cercando di evitare Firenze in quanto ritenuta luogo della previsione nefasta, fu colpito da un’oscura e improvvisa patologia addominale proprio a Castelfiorentino (curiosamente, il termine “flore” è contenuto nel nome del luogo, nonostante la sua posizione in Puglia e la distanza da Firenze).
Appena venuto a conoscenza del luogo in cui era stato portato per ricevere cure, l’imperatore intuì il destino tragico che lo attendeva. Compose il suo testamento, scelse di indossare il saio cistercense e si preparò all’inevitabile. Dopo la sua morte, fu tentato di imbalsamare il corpo. In conformità con la volontà di Federico, il cuore sarebbe rimasto in un’urna nella cattedrale di Foggia, luogo della sede imperiale, dove si svolse la cerimonia funebre e dove la salma fu esposta per alcuni giorni all’omaggio dei sudditi prima di partire per la sua ultima destinazione: Palermo.
Seguendo le usanze dell’epoca riservate ai principi, la salma fu attentamente imbalsamata, considerando il lungo e faticoso viaggio che avrebbe dovuto affrontare. Fu scortata da un numeroso gruppo di Saraceni, scalzi e piangenti, fino al porto di Taranto per essere imbarcata, raggiungendo Messina il 13 gennaio 1251. La solenne chiusura nell’urna di porfido rosso avvenne il 25 febbraio successivo.