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La Leggenda della Catena e il Ricordo di Johnny Stecchino”

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Puntata undicesima. La mia vacanza palermitana con il mare negli occhi

Stiamo attraversando lo stradone che costeggia La Cala, e Ruggero, con il suo solito entusiasmo, ci chiede chi di noi ha visto Johnny Stecchino, il celebre film di Benigni. In risposta, alziamo tutti la mano in coro: “Io!”. È uno di quei film che ha segnato un’epoca, pieno di momenti iconici che chiunque l’abbia visto ricorda bene.

Imitando la cadenza inconfondibile di Benigni, Ruggero si lancia nel famoso dialogo tra Dante e lo “Zio”, mentre ci addentriamo per le strade di Palermo. Con la voce seria e scherzosa al tempo stesso, ci ripete il passaggio sulle “piaghe” della Sicilia:

«Il sole, il mare, i fichidindia, Empedocle, Archimede… Purtroppo siamo famosi nel mondo anche per qualcosa di negativo, quelle che voi chiamate piaghe. Una terribile, e lei sa a cosa mi riferisco… è l’Etna, il vulcano che quando si mette a fare i capricci distrugge paesi e villaggi. Ma è una bellezza naturale… ehm, ma c’è un’altra cosa, e questa è veramente una piaga grave che nessuno riesce a risolvere, lei mi ha già capito… è la siccità… da queste parti la terra d’estate brucia… è sicca, una brutta cosa… Ma è la natura… e non ci possiamo fare niente… Ma dove possiamo fare e non facciamo perché, in buona sostanza, purtroppo non è la natura ma l’uomo… dov’è?? E’ nella terza e più grave di queste piaghe, che veramente diffama la Sicilia ed in particolare Palermo agli occhi del mondo… e lei ha già capito, è inutile che io glielo dico, mi vergogno a dirlo… è il traffico… troppe macchine… è un traffico tentacolare, vorticoso che ci impedisce di vivere e ci fa nemici famiglia contro famiglia…».

Ridiamo tutti, uniti dal ricordo comune, e in coro rispondiamo: “E Palermo, devi vede’ com’è bella la città! Però… se vai a Palermo, non toccare le banane!”

Proprio mentre ridiamo, ci troviamo davanti alla splendida chiesa di Santa Maria della Catena, che si affaccia sulla Cala. Ci cattura subito per il suo portico tripartito e gli archi ribassati sulla facciata, che ricordano le basiliche normanne. Ruggero, sempre pronto a condividere una storia, ci spiega l’origine del nome della chiesa.

La denominazione “Madonna della Catena” è legata a una leggenda antica. Si narra che una catena fosse originariamente posta per chiudere l’accesso al porto della Cala, e a essa erano legati dei prigionieri. Questi uomini, disperati, invocarono l’aiuto della Vergine delle Grazie. Miracolosamente, la catena si spezzò, liberandoli. Da quel momento, la chiesa fu dedicata a Santa Maria della Catena, in onore di questo prodigio.

La piazza dove sorge la chiesa prende il nome di Piazzetta delle Dogane, poiché in passato qui si trovava una delle porte delle mura della Cala. La porta, aperta intorno al 1570, serviva per permettere l’ingresso delle merci provenienti dal mare e riscuotere le imposte, da cui il termine “dogane”.

Foto di Antonio Abbruzzo: Santa Maria della catena. Concorso fotografico Palermo & palermitani 2017

leggi la puntata decima

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