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Il Muro che Parla: L’Opera a Palermo che Racconta la Storia di 30.000 Libri Perduti

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“Stu libru apparteni a u so proprietariu, Fathallah Saad. L’accattò chi so piccioli in principio du marzo 1892.” Questa frase, scritta in siciliano e arabo, è un messaggio che occupa l’intera facciata di un palazzo in via Vincenzo Cantavespri, una strada di Palermo situata tra piazza Rivoluzione e piazza Sant’Anna. La traduzione in italiano recita: “Questo libro appartiene al suo proprietario, Fathallah Saad. Lo comprò con i suoi soldi all’inizio di marzo 1892.”

Ma non si tratta solo di una semplice iscrizione. Questa scritta rappresenta un “omaggio alla memoria che riconsegna i libri ai legittimi proprietari”. È parte dell’opera d’arte “Ex Libris” di Emily Jacir, artista e regista palestinese conosciuta per il suo lavoro sulla trasformazione, la resistenza e le narrazioni storiche soffocate o dimenticate. Jacir ha creato quest’opera per la BAM – Biennale Arcipelago Mediterraneo, un festival internazionale che porta a Palermo opere d’arte contemporanea, riflettendo sui temi delle migrazioni e delle identità del Mediterraneo.

Il murale di Palermo è solo una delle tante tappe del progetto “Ex Libris”, che si erge come un monumento simbolico dedicato ai circa 30.000 libri che, fino al 1948, appartenevano a privati cittadini, biblioteche e istituzioni palestinesi. Dopo la creazione dello Stato di Israele, molti di questi libri furono confiscati, dimenticati, o sparsi nel mondo. Emily Jacir, con il suo lavoro, tenta di ricostruire una sorta di ponte tra il passato e il presente, riconnettendo questi libri ai loro legittimi proprietari o, almeno, alla memoria collettiva che li reclama.

Un’opera simile si trova anche a New York, dove la stessa scritta è tradotta in arabo e inglese. Anche questo murale vuole rendere omaggio a quei libri “rimasti in silenzio” per decenni: volumi abbandonati, perduti, lontani da chi li aveva scelti, acquistati e amati. Il progetto di Jacir non solo restituisce visibilità a questi testi dimenticati, ma stimola anche una riflessione sul concetto di proprietà culturale, di memoria collettiva e di giustizia storica.

In un mondo in cui la storia viene spesso scritta dai vincitori, Jacir ci ricorda che ogni libro ha una storia personale, un percorso unico, e che anche questi percorsi meritano di essere ricordati. La sua arte non è solo una denuncia, ma anche un atto di resistenza e di riconciliazione con un passato complesso e doloroso.

Palermo, città da sempre crocevia di culture e civiltà, diventa il luogo perfetto per ospitare questa opera d’arte. Un luogo in cui ogni muro può raccontare una storia, e in cui ogni angolo può diventare un pezzo di un mosaico più grande, fatto di memoria, identità e appartenenza.

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Alessio Arena

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