Il Grand hotel et des Palmes è un lussuosissimo albergo sito in via Roma 398 a Palermo, con i suoi sontuosi saloni arredati con mobili di pregio fatti con materiali e tessuti ricercati che modellano gli spazi insieme alla luce che vi filtra attraverso.
La sua storia e i suoi ospiti hanno affascinato le generazioni degli ultimi due secoli.
Un tripudio di arte già dalla suggestiva Hall con i suoi alti soffitti affrescati, le originali vetrate Liberty e il Giardino D’Inverno che rende omaggio allo stile Art Nouveau dell’architetto Ernesto Basile.
Tanti sono stati i personaggi illustri che hanno soggiornato in questa splendida dimora. Noi oggi vogliamo ricordare il più misterioso ospite dell’hotel, costui era Giuseppe di Stefano da Castelvetrano.
Il barone Di Stefano a Palermo era una leggenda metropolitana vivente. Si raccontava che subito dopo la guerra avesse ucciso per un diverbio un ragazzo affiliato alle cosche di Castelvetrano e che per questo la mafia lo avesse condannato a morte, con pena commutata poi all’ergastolo. Se carcere a vita dovesse essere, tanto valeva che fosse nel migliore (o più caro) albergo di Palermo, il Grand Hotel et des Palmes. Qui il barone Giuseppe Di Stefano si rinchiuse negli anni Quaranta per non uscirne mai più. Una versione, questa, smentita come fantasiosa o peggio da un avvocato, che di lui si è occupato negli ultimi anni con visite quotidiane e che nel necrologio si è qualificato come figlio. Ma la sua leggenda il barone non volle mai smentirla, alimentando in questo modo il mistero che ruotava attorno alla sua clausura. In realtà gli anni di reclusione integrale sono stati una decina, cominciati quando le sue condizioni di salute erano peggiorate e non gli consentivano nemmeno di uscire dalla suite 204 (costo: qualche centinaio di milioni all’anno), dove lo assistevano due infermieri e dove un cameriere andava a portargli i pasti preparati adoperando di rigore l’olio delle sue tenute. Questo cameriere – sempre lo stesso – è stato negli ultimi anni il suo tramite col resto del mondo. Restava a conversare con lui per tutta la durata del pasto, aggiornandolo per l’essenziale. In realtà in precedenza il barone non si era lesinato mondanità, seguendo soprattutto le prime operistiche in tutta Italia. Nel bar dell’albergo ricordano di avere visto il suo abito di lino bianco completo di cappello panama meno di dieci volte in tutto. Della sua vicenda si ricordò Francesco Rosi in Dimenticare Palermo, dove un aristocratico che gli somiglia viene interpretato da Vittorio Gassman.