Nei mercati storici, i negozianti sono chiamati “putiari”.
I mercati sono antichissimi fino agli anni ottanta del secolo scorso poche erano quelli con le botteghe con interno, mentre la maggior parte erano ambulanti che occupavano posti stabili. Vi erano anche gli itineranti che si spostavano attraverso il mercato con carri o panieri carichi di merce.
Il suolo pubblico veniva diviso tra vari commercianti che alternativamente piazzavano le loro merci. Una volta che il primo venditore aveva esaurito la merce, un altro “putiaro” prendeva il suo posto nello stesso punto. Tipicamente, si trattava di pescivendoli, i quali bagnavano costantemente il pesce per renderlo più attraente all’esposizione e per allontanare le mosche.
Poiché il pavimento era costantemente bagnato a causa dell’umidità provocata dalle “arrusciate” dei venditori che rinfrescavano e maneggiavano il pesce, fatto di “balate” (basole), non aveva mai il tempo di asciugarsi.
Un detto palermitano recita: “quannu s’asciucanu i balati ra Vucciria,” indicando una situazione che difficilmente si verificherà, riflettendo su un tempo che non arriverà mai.
BACCAGLIO: I NUMERI PER I COMMERCIANTI DI PALERMO I commercianti dei mercati storici palermitani, fino a una decina di anni fa, usavano un linguaggio particolare per comunicare tra di loro, un modo per non fare arrivare il messaggio agli estranei, in particolare agli acquirenti, o meglio a coloro che non facevano parte della loro categoria. Tra i modi di dire di uso comune e frequente c’erano i numeri, utilizzando delle metafore. Ecco elencate le parole che celavano e sostituivano i numeri:
1 = STINNARDU (stendardo)
2 = CAURRU
3= CRUCIFERU (croci)
4 = L’AQUILA
5= A MANU
6= A RASTA (pianta)
7= U CRUOCCU (il gancio)
8= A MARUONNA (la Madonna)
9= A NUVIENA (la novella)
10 = I RUI MANU (le due mani)
O Capu si pattia
A Vucciria si vucia
A Baddarò s’abbannia
Tuttu chistu è pura magia
(“i tri mircati” 40 Cunti di Palermo).