Una leggenda palermitana fa risalire l’origine della cuccìa da un episodio avvenuto durante la dominazione spagnola in Sicilia. A Palermo ci sarebbe stato un lungo periodo di carestia, i palermitani chiesero grazia alla Santa siracusana, che fece arrivare al porto (il 13 dicembre) un bastimento carico di grano, che la gente, dalla tanta fame, non fece i tempo a macinare e a panificare , ma lo mangiò semplicemente bollito e condito con olio. Da qui la cuccìa e il “fioretto” di non mangiare pane e pasta per la commemorazione di questo evento e per rispettare la santa. I trasgressori, si diceva, sarebbero diventati ciechi come Santa Lucia.
Una storia simile è raccontata anche dai siracusani, e come è ovvio è ambientata nella città aretusea.
Il nome “cuccìa” origina dal termine dialettale “cocciu” cioè chicco.
E’ una pietanza che trae origine dalla dominazione musulmana (in alcune città del Nord Africa esistono piatti molto simili con grano bollito, crema di latte e cannella).
ln oltre il nome Cuccìa (che si fa risalire al greco kykeó, miscela o bevanda a base di farina cui si aggiungevano formaggio, miele o vino) indica la versione dolce. Nel dialetto locale, cuccìari significa “piluccare”, e sono detti cuoca i granelli, le briciole.
La cuccia è soprattutto un dolce tipico che si mangia il giorno di Santa Lucia il 13 dicembre
Come preparare la cuccìa con la ricotta il giorno di Santa Lucia:
500 grammi di grano tenero metterlo in una scodella con l’acqua per giorni 3, cambiando l’acqua ogni giorno. al terzo giorno cucinarlo in una pentola con l’acqua e un poco di sale per circa 2 ore.
raggiunta la cottura togliere l’acqua e mettere il grano a raffreddare.
Preparare la crema di ricotta, quella simile usata per riempire i cannoli siciliani.
Un Kg di ricotta di pecora, 130 grammi di zucchero, 100 grammi di cioccolato fondente.
Mescolare il grano con la crema di ricotta e servirlo in una ciotola.