Puntata Quinta (La mia vacanza palermitana con il mare negli occhi
Di fronte al Conservatorio Musicale si trova la Chiesa di Santa Cita, oggi sede della parrocchia di San Mamiliano. Il nostro amico Ruggero ci invita ad entrare, attirando la nostra attenzione sulla splendida tribuna e sull’arco del cappellone. Tra le numerose opere custodite, ci segnala una pala d’altare di grande importanza: un dipinto del 1603, opera di Filippo Paladini, raffigurante Santa Agnese da Montepulciano.
Con un sorriso intrigante, Ruggero ci suggerisce di visitare la cripta, promettendo di raccontarci una storia legata alla famiglia nobiliare lì sepolta.
All’interno della Chiesa di San Mamiliano, si trova infatti la Cripta dei nobili Lanza, una famiglia divenuta tristemente famosa per l’atroce uccisione della Baronessa di Carini, Laura Lanza, avvenuta nel 1563.
Usciti dalla cripta, ci sediamo sulla scalinata della chiesa. Ruggero inizia a incantarci con uno dei suoi racconti, svelando i segreti di una delle vicende più oscure della Sicilia: la tragica storia di Laura Lanza, divenuta celebre attraverso una ballata popolare.
Laura Lanza di Trabia, giovane nobildonna siciliana del XVI secolo, figlia di Don Cesare Lanza, conte di Mussomeli, e di Lucrezia Caetani, fu data in sposa, appena quattordicenne, a Don Vincenzo La Grua, signore di Carini. Il matrimonio, contratto nel 1543, fu però segnato da dolore e tragedia.
Il 4 dicembre del 1563, Laura fu brutalmente assassinata nel castello di Carini. Secondo le cronache e la tradizione popolare, fu il padre, Don Cesare, a toglierle la vita per motivi d’onore, dopo averla sorpresa in un adulterio con Ludovico Vernagallo, un giovane nobile locale. Questo delitto scosse profondamente la Sicilia e alimentò una leggenda oscura e affascinante, che ha attraversato i secoli.
Si dice che la stanza del castello dove Laura fu uccisa conservi ancora, impresso sul muro, il segno della sua mano insanguinata. Ogni anno, nella notte del 4 dicembre, quell’impronta riapparirebbe come un inquietante memoriale del tragico evento.
Il fantasma di Laura, si narra, vaga ancora inquieto. Alcuni dicono di averla vista apparire nelle sale del castello o inginocchiata nella cappella, vestita con abiti del XVI secolo, pregando per trovare pace. Forse, cerca di comprendere cosa spinse suo padre a compiere un gesto così crudele.
Ruggero ci racconta che, secondo una credenza popolare, Laura, comprendendo che suo padre era giunto al castello per ucciderla, cercò invano aiuto tra gli abitanti di Carini, a cui aveva sempre donato affetto e generosità. Tuttavia, essi si chiusero nelle loro case, lasciandola sola al suo tragico destino. Fu allora che, ferita a morte dal padre, pronunciò le sue ultime parole: “Cani carinisi!”. Con questo amaro grido, maledì coloro che non le offrirono soccorso, prima di esalare l’ultimo respiro.
Questa vicenda è immortalata nella celebre ballata popolare siciliana “Lamaro caso della Baronessa di Carini”, che narra il dramma della giovane donna, vittima di un crimine d’onore. Anche Ruggero, passeggiando con noi, accenna i versi della ballata:
“Chianci Palermu, chianci Siracusa,
a Carini c’è lu luttu ‘n ogni casa.
Attornu a lu casteddu di Carini,
ci passa e spassa un beddu cavaleri,
lu Vernagallu di sangu gintili,
ca di la gioventù l’unuri teni.”
Ruggero ci ricorda anche che questa storia ha ispirato diverse trasposizioni artistiche. Nel 1975, lo sceneggiato televisivo “L’amaro caso della Baronessa di Carini”, con un cast d’eccezione che includeva Ugo Pagliai, Adolfo Celi e Janet Agren, narrò questo tragico episodio. Più recentemente, nel 2007, una serie televisiva con Vittoria Puccini e Luca Argentero ha riproposto la storia in un’ambientazione diversa, collegando il dramma del passato al racconto di una giovane donna che vive in Sicilia nel 1860.
Concludendo il suo racconto, Ruggero si ferma un attimo, come per lasciare che l’eco di quella tragica storia risuoni nelle nostre menti. E mentre riprendiamo la passeggiata, accenna ancora una volta alla ballata della Baronessa, il cui destino ha lasciato un segno indelebile nel cuore della Sicilia.
Foto : L’attore palermitano Giovanni Martorana nel ruolo del cantastorie nella serie Tv “La baronessa di Carini.
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Una passeggiata affascinante tra storia, storie e sapori.
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