Era un pomeriggio d’estate, di quelli in cui il sole scotta le pietre delle strade di Palermo e l’aria è impregnata dell’odore del pesce e delle spezie del mercato della Vucciria. Katia, una bambina esile e vivace di nove anni, si trovava lì con la madre e il fratello. Venivano da Monreale e ogni quindici giorni prendevano l’autobus 8/9 per raggiungere la città, fare la spesa e portare a casa provviste fresche. Mentre la madre si inoltrava tra i banchi colmi di frutta, carne e pesce, Katia e il fratello restavano nei dintorni del mercato, unendosi ad altri bambini per giocare in strada.
Quel giorno, la piazza risuonava delle grida e delle risate dei piccoli, che correvano su e giù calciando un pallone. Tra loro c’era anche Katia, con i suoi capelli scarmigliati e il corpo magro, che si muoveva agile, senza curarsi della polvere e del caldo. Giocava con la stessa energia dei maschietti, lanciandosi nella mischia per conquistare la palla. Fu proprio in quell’attimo che la storia si fermò in un’immagine eterna.
Letizia Battaglia, la celebre fotografa palermitana, si trovava in una trattoria nelle vicinanze con due colleghi, Franco Zecchin ed Ernesto Bazan. Dopo un pranzo condiviso tra racconti e discussioni, si erano spostati all’esterno per bere un caffè. Mentre la conversazione proseguiva, Letizia notò un gruppo di bambine che giocava poco distante. Qualcosa in quella scena la colpì. Senza esitare, si alzò dalla sedia e si avvicinò con la macchina fotografica stretta tra le mani.
Tra le bambine, ce n’era una che attirò la sua attenzione: magra, con uno sguardo fiero ma sorpreso, sembrava quasi incantata dall’obiettivo. Letizia la osservò per un istante e poi, con un gesto istintivo, la guidò dolcemente verso un portone rovinato. La bambina, ancora con il pallone tra le mani, alzò il braccio sopra la testa in un movimento spontaneo, inconsapevole che quello sarebbe diventato un gesto iconico. Fu un attimo, uno scatto, e la magia era avvenuta.
Quella fotografia divenne una delle immagini più celebri di Letizia Battaglia, simbolo di un’infanzia vissuta tra le strade polverose di Palermo, tra giochi spensierati e un destino ancora incerto. Negli anni, quell’immagine fu esposta in mostre, pubblicata in libri e ricordata come una delle più intense della fotografa.
Ma la storia non finì lì. Nel 2018, a distanza di 38 anni, Letizia Battaglia sentì il desiderio di ritrovare quella bambina dallo sguardo profondo e deciso. Intraprese una ricerca lunga e appassionata, cercando tra i ricordi e le testimonianze di chi poteva conoscere la sua identità. Tra i vari tentativi, uno si rivelò decisivo: inviò la fotografia alla trasmissione “Chi l’ha visto?”, sperando che qualcuno potesse riconoscerla.
E così avvenne. La bambina di un tempo era ormai una donna adulta, trasferitasi a Lecce con la famiglia. Quando venne a sapere dell’appello, non esitò a rispondere. L’incontro venne fissato proprio in quel vicolo della Vucciria, davanti al numero 3 di Piazza Tarzanà, lo stesso portone che aveva fatto da sfondo allo scatto che l’aveva resa immortale. Dopo quasi quarant’anni, la fotografa e la sua musa si ritrovarono lì, nello stesso luogo dove il destino le aveva unite per la prima volta.
Letizia Battaglia non era solo una fotografa, era una narratrice di storie attraverso le immagini. Nata a Palermo nel 1935, aveva iniziato la sua carriera nel 1974 lavorando per il quotidiano “L’Ora”. Il suo obiettivo aveva raccontato la Palermo degli anni di piombo, della mafia, del dolore e della lotta per la giustizia. Fu la prima donna europea a ricevere il Premio Eugene Smith a New York nel 1985, riconoscimento internazionale che consacrò il suo talento. Le sue immagini, crude e vere, testimoniavano la vita di una città segnata da tragedie ma anche da una straordinaria umanità.
Tra i suoi scatti più celebri, oltre alla “Bambina con il pallone”, ricordiamo quelli che ritraggono Giovanni Falcone al funerale del generale Dalla Chiesa, Piersanti Mattarella assassinato tra le braccia del fratello Sergio, la vedova Schifani in lacrime, il boss Leoluca Bagarella dopo l’arresto e Giulio Andreotti con Nino Salvo. Ma accanto a queste immagini di dolore e denuncia, Letizia Battaglia ha saputo anche immortalare la vita quotidiana, la bellezza nascosta tra le pieghe della sua città.
Dopo una lunga malattia, Letizia Battaglia si spense nell’aprile del 2022, poco prima che la sua vita venisse raccontata in una fiction diretta da Roberto Andò e interpretata da Isabella Ragonese. Il suo lascito artistico rimane però immortale. Le sue fotografie continuano a parlare, a emozionare, a ricordare. E tra tutte, quella della bambina con il pallone rimane un’icona senza tempo, un’immagine che racchiude in sé la forza, l’innocenza e il destino di un’intera generazione.