Tra i vari patroni che il seicentesco senato palermitano annovera nei suoi annali per la protezione della città, ve n’é uno del tutto dimenticato. Eppure, per le sue virtù, il 20 luglio dell’anno 1650 lo sancì tale un atto pubblico e, nella festa ufficiale del 12 giugno, si assisteva al gran completo alla Messa solenne ed alle Sacre funzioni. Questi è Sant’Onofrio, che è straordinario in ogni senso. Sia per le origini addirittura regali, sia per la frequenza dei prodigi che egli continua a fare ogni giorno. Magari piccoli e tuttavia numerosi, come ad esempio i miracoli relativi alle smarrite piccole cose d’uso comune e quotidiano che entro sera – diccà a stasera – egli fa sicuramente ritrovare ai fedeli che ne invochino l’intervento con collaudate e gentili filastrocche.
Il suo venerabile simulacro si onora in un oratorio cinquecentesco sito nell’omonima Piazza S. Onofrio, che porta questo nome per via della vetusta presenza.Il Santo, eremita per eccellenza, venne bonariamente chiamato dai palermitani “Santu Nofriu u’ pilusu”, per via della sua lunga barba e dalla folta e maestosa capigliatura che confondendosi avvolgevano tutto il suo corpo, quasi rivestendolo.
Santo Onofrio è anche invocato da chi vuole trovare l’amore.
Santu Nofriu pilusu, pilusu
Tuttu amabili e amurusu
Pi’ li’ vostri santi pila
Fascitimi stà grazia
Diccà a stasira.
Santu Nofriu pilusu, pilusu
Lu me curi è tuttu cunfusu
Pi li vostri santi pila
Fascitimi stà grazia
Diccà a stasira.
Santu Nofriu pilusu,pilusu
Misi un muranu n’to pirtusu
Pi li vostri santi pila
Fascitimi truvari chiddu ca pirdivi
Diccà a stasira.
Santi Nofriu , pilusu u me cori e cunfusu pi la vostra Santità facitimillu truvari pi carità .(qui’ si chiede cosa si cerca ).
Foto Sant’Onofrio portato in processione.