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“La Vucciria di Guttuso e il “fondo schiena della Marzotto

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Renato Guttuso (Bagheria, 1911 – Roma, 1987 ) è stato un pittore italiano, tra i principali esponenti del neorealismo pittorico. Facendo riferimento al Realismo socialista, la pittura neorealista si proponeva la creazione di opere d’arte ispirate alla realtà che potessero essere intese anche dalle classi popolari.

Il mercato della Vucciria di Palemo venne immortalato nel 1974 in un celebre dipinto di Renato Guttuso, oggi conservato a Palazzo Steri.

La Vucciria è un noto mercato storico di Palermo insieme a Ballarò, Il Capo e il Mercato delle Pulci. “Vuccirìa” in siciliano significa “Confusione”. .Ed ancora oggi, la confusione delle voci che si accavallano e delle grida dei venditori (le abbanniati) è uno degli elementi che, maggiormente, caratterizza questo mercato palermitano.
Il nome del mercato deriva dal francese boccerì ovvero mercato della carne.
Nella foto il dipinto di Guttuso, eseguito dal maestro bagherese in Lombardia grazie alla memoria visiva e dall’ausilio di foto.

Nella “Vucciria” è presente una sintesi di cose e persone, una grande natura morta in cui sono ritratti più di ottanta prodotti in vendita. Si nota subito l’uso sapiente dei colori che vanno dal giallo delle banane al rosso dei pomodori, dal rosa pallido del pesce spada al verde della cicoria e della lattuga e al bianco dei formaggi e del marmo in cui è adagiato il pesce spada. Le cassette ritratte in basso a sinistra sono ricche di pesci e crostacei, un tripudio di colori e sapori. A destra un quarto di bue pende da un gancio e sembra il protagonista principale del quadro.

Le persone ritratte, ben dodici figure tra mercanti e compratori, attraversano lo stretto “cunicolo” tra le bancarelle e sembrano abituate a quello stretto contatto, perché le strade in cui si snoda il mercato sono molto strette e ricordano i mercati  arabi.

Tra le grandi lampade che sembrano tremare, la donna incrocia un uomo assorto dalla maglia gialla, i due si incrociano senza guardarsi. L’uomo è una maschera di malinconia. Pure assorta nei propri pensieri sembra la donna anziana che avanza con il volto mesto e il vestito nero. Tutti i personaggi sembrano immersi nelle proprie riflessioni e non si scambiano sguardi, un segno dell’incomunicabilità che affligge i tempi moderni.

La Vuccirìa è, senza ombra di dubbio, il suo capolavoro, un’esplosione luminosa di carni, di frutti, di colori. Ma il frutto proibito, quello che dipinse con maggiore eccitazione e con oscena sfrontatezza fu il corpo splendido della sua amante Marta Marzotto che ritrasse in tutti i modi possibili: nuda, felina, provocatoria , aperta, elegante e brutale.

La Marzotto è la  donna in primo piano  vestita completamente di bianco, non ha volto, è ripresa di spalle. Appare molto sensuale mentre stringe la busta ed è messa in evidenzia dal colore candido che la isola dal resto della composizione ricca di colori e – quasi – disordine.
Marta Marzotto oltre ad essere bella sapeva anche essere molto ironica. Un giorno, quando aveva trascinato la sua corte a Mosca per una mostra su Renato Guttuso, se ne uscì, tutta allegra, con questa frase: «Chi l’avrebbe mai detto che avrei visto il mio sedere esposto all’Ermitage?».
Il riferimento era al “sedere raffigurato nel quadro “la Vucciria”

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Salvino Arena

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