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Il carnevale palermitano e le sue maschere più popolari

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Tra le maschere carnevalesche siciliane è palermitane nello specifico la più conosciuta è quelle di Peppe Nappa.
Questo personaggio deve il suo nome alle parole “Peppe”, diminutivo dialettale di Giuseppe, e “nappa”, la nappa era una toppa di stoffa che si cuciva nei pantaloni per coprire i buchi causati dall’usura, cosicché “Giuseppe toppa nei pantaloni” sta ad indicare un “uomo da nulla”.

Il costume è costituito da un ampio abito azzurro, formato da casacca e pantaloni e un cappellino di feltro sul volto privo di maschera e di trucco.

Caratteristica peculiare del personaggio è la fame insaziabile, unita ad una smisurata golosità, che fa della cucina il suo ambiente favorito e del cibo il suo primario interesse.

Altre maschere celebri sono quelli del  ‘U Nannu ca’ Nanna” sono due personaggi del carnevale palermitano risalenti alla fine dell’800 sono giunti nel palermitano grazie a una famiglia proveniente da Napoli, i Napuliti che all’inizio dell’800 diedero vita ai primi festeggiamenti e portarono da Napoli le prime maschere di “U Nannu ca’ Nanna”.

“U Nannu”, è un personaggio bassino, rubicondo, allegro e nel momento in cui muore diventa simbolo del male. Muore infatti, colui che, sino a qualche minuto prima, aveva lanciato coriandoli e confetti alla folla come simboli di abbondanza e che aveva invitato tutti al ballo come forma di liberazione.
La “Nanna” è invece, un personaggio femminile, magro, allampanato che continua a vivere, come un invito alla riflessione per la Quaresima in arrivo , e malgrado la sua veneranda età, continua a essere simbolo di fertilità.
Una tradizione che deriva dalla notte dei tempi, vuole che “u nannu e a nanna” vengono portati al centro della piazza per bruciarli. Alle prime fiamme hanno iniziato a ballare attorno, come si faceva nei riti pagani.
Vogliamo ricordare anche Nofriu, Virticchiu, due personaggi delle farse carnevalesche che sono entrati anche nel repertorio del teatro dell’opera dei pupi.
Nelle farse dell’opera dei pupi, come nelle farse estemporanee del carnevale tradizionale, si ha una rappresentazione del mondo alla rovescia, nel senso che i rapporti sociali vengono invertiti e per un giorno il povero comanda sul ricco.
I nostri Nofrio e Virticchio, sono dei personaggi liberi ai quali è permesso tutto anche di beffare chi comanda.
Travaglino invece era una maschera burlesca apparsa per la prima volta a Palermo nell’ultimo trentennio del settecento. Travaglino era una maschera popolare dal carattere burlesco interpreto con successo da un attore che di nome faceva Travaglino.
Il Travaglino in quegli anni si contendeva la piazza siciliana di attore di successo con l’interprete della maschera messinese del Giovannello.
La maschera aveva come palcoscenico il teatro del piano Della Martorana alle spalle di piazza Pretoria, tale teatro si chiamava Teatro Santa Lucia o di Santa Caterina, ma tutti i palermitani lo chiamavano con il nome di “Travaglino”.
Oggi il teatro è conosciuto con il nome di Teatro Bellini.
Foto: Unannu ca a nanna nel carnevale di Termini Imerese in provincia di Palermo.

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Salvino Arena

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