Lasciata Piazza Sett’Angeli dopo aver sbirciato all’interno della teca con i resti di una casa punica, ci dirigiamo nuovamente lungo Via Vittorio Emanuele per una visita alla Biblioteca regionale.
La Biblioteca centrale della Regione siciliana, intitolata “Alberto Bombace,” è situata nel complesso monumentale del Collegio Massimo dei Gesuiti. Quest’imponente struttura fu fondata dalla Compagnia di Gesù nel 1586, quando la via era ancora conosciuta come “Cassaro.”
La biblioteca conserva un notevole patrimonio di opere pregevoli, tra cui manoscritti, incunaboli, cinquecentine, prime edizioni siciliane e periodici italiani e stranieri. Questo patrimonio è stato oggetto di approfondite ricerche e catalogazioni.
Nel 1989, presso la biblioteca, fu istituito il Laboratorio di restauro del libro, con personale formato in collaborazione con l’ICPL di Roma.
Nel cortile, notiamo una botola e Ruggero ci spiega che questa è l’ingresso di un rifugio antiaereo che è stato scoperto in ottime condizioni nel 2018, grazie alla segnalazione di Michele D’Amico, responsabile regionale del sindacato Cobas-Codir per le politiche dei Beni Culturali.
Questo rifugio antiaereo fu costruito durante la Seconda Guerra Mondiale sotto la corte loggiata della Biblioteca Centrale della Regione Siciliana. Il rifugio si estende sulla parte orientale del vasto cortile, con due ampie botole d’accesso lungo i lati orientale e meridionale. La botola orientale è contornata da un cordolo cementizio leggermente rialzato rispetto alla pavimentazione. La botola sul lato meridionale è di dimensioni più ridotte. All’interno del rifugio sono ancora visibili segni e scritte sui muri, preziose testimonianze dei tempi di guerra.
Un altro ingresso al rifugio era situato in Piazza Sett’Angeli. Durante uno dei numerosi bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, una bomba colpì l’ingresso e parte del rifugio, causando crolli e perdite umane.
Tra coloro che persero la vita in quel tragico giorno, Ruggero ci racconta di Peppe Schiera, un personaggio singolare vissuto nella prima metà del XX secolo, conosciuto come il “poeta di strada.”
Peppe Schiera nacque il 3 febbraio 1898 nella borgata palermitana di Tommaso Natale, in una famiglia numerosa con 18 figli. Fin dalla giovinezza, dimostrò uno spirito ribelle e un’intolleranza verso ogni forma di autorità, il che lo portò in carcere e in caserma più volte. Durante gli anni del fascismo, fu costretto a lavorare in una zolfara in provincia di Caltanissetta come operaio. Tuttavia, preferì tornare a Palermo e condurre una vita da barbone, spesso passando le notti in una grotta di Monte Pellegrino.
Fu a Monte Pellegrino che Peppe Schiera incontrò casualmente don Ciccio Vaccaro, un capo squadra che lavorava alla costruzione della strada sopra il monte e che lo invitò a vivere nella sua casa insieme a sua figlia Margherita. Questo cambiò radicalmente la vita di Schiera, che si sposò con Margherita, si stabilì con la sua nuova famiglia e ebbe cinque figli. Liberato dai problemi legati alla sopravvivenza, Schiera poté dedicarsi completamente alla sua passione: girare per le strade e le piazze improvvisando poesie in dialetto per divertire la gente.
La sua libertà rafforzò il suo atteggiamento satirico nei confronti del regime fascista, dei gerarchi, della retorica vuota e della propaganda. Schiera divenne noto per le sue poesie che deridevano il regime, la guerra, la fame e la falsità della propaganda. Nonostante fosse spesso arrestato durante le visite di Mussolini e dei gerarchi in città, Schiera non smise mai di esprimere apertamente la sua avversione per il regime.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, di fronte ai rovesci militari, Schiera continuò a satirizzare gli eventi con i suoi “bollettini di guerra” sarcastici. Nonostante i pericoli dei bombardamenti alleati su Palermo, continuò a esibirsi nelle piazze.
Il suo spirito ribelle e la sua aperta avversione al regime fascista furono una lezione di libertà e dignità umana. Il 9 maggio 1943, durante un bombardamento a Piazza Sett’Angeli, Schiera si trovava tra coloro che cercavano rifugio nel sotterraneo, che purtroppo divenne la tomba di molti. Nonostante non abbia lasciato opere scritte delle sue poesie, la sua voce ribelle rimane viva nei ricordi della sua città natale.
foto: “MEMORIE DI GUERRA” IN CORSO VITTORIO EMANUELE
Brano tratto da “Passeggiata con i racconti di Ruggero”