Con l’aggettivo sostantivato “Strafalaria”, in Sicilia e nella lingua siciliana, si identifica una persona poco abile in determinate attività, forse addirittura maldestra o vestita in modo poco appropriato. La parola, infatti, trasmette l’idea di disordine, distrazione, mancanza di precisione o competenza in un particolare campo, il tutto, soprattutto ai giorni nostri, con una nota di affettuosa ironia. Tuttavia, è importante sottolineare che questo termine può facilmente assumere un tono dispregiativo se usato in modo offensivo.
L’aggettivo “strafalaria” ha radici che si presume derivino da “strafalciare”, originariamente “extra-falciare”, un termine italiano antico che indicava l’uso inadeguato della falce, specialmente da parte di chi non era in grado di maneggiarla correttamente nei campi.
Si potrebbe pensare che il termine “strafalaria” sia una fusione delle parole “strada” e “falari”. “Falari” in italiano significa “grembiule” e deriva dall’arabo “fadlah”, che significa “veste da lavoro”. Le massaie solitamente indossavano il “falari” durante le attività domestiche, soprattutto in cucina, per proteggere i loro abiti e non sporcarsi. Questo indumento copriva generalmente dalla parte superiore del seno fino appena sopra le ginocchia, proteggendo la parte anteriore e lasciando completamente scoperta quella posteriore.
Nel quartiere Kalsa, precisamente nella via IV Aprile, tra gli anni settanta e ottanta del secolo scorso, le donne che praticavano il mestiere più antico del mondo, cioè le prostitute, stavano spesso sulla soglia delle abitazioni e indossavano abitini che ricordavano il “falari”. Questi vestiti coprivano appena la parte anteriore del corpo, lasciando completamente scoperta quella posteriore. Vestite così, non esitavano a mostrarsi in strada per attirare clienti.
Da qui si può ipotizzare che il termine “strafalaria” derivi dall’espressione “in strada con il falari”.
Oggi, Via IV Aprile è una delle strade più affascinanti del centro storico di Palermo. È diventata un “salotto del bello” grazie all’idea di quattro artigiane che hanno dato vita a botteghe artigianali, dove creano e vendono i loro manufatti, che spaziano dalle ceramiche ai tessuti, dalle collane alle borse. Grazie all’arredamento di buon gusto, passeggiare qui ti fa sentire immerso in un’atmosfera magica e senza tempo.
È così che è nato “Borgo Strafalè”: un luogo che si è trasformato in un’agorà di arte, cultura, creatività e progettazione. Per rendere omaggio alle illustri figure che hanno operato in questa strada in passato, l’artista Antonio Fester Nuccio ha esposto i suoi dipinti lungo la strada.