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Ecco come chiamano i palermitani il sesso femminile

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I palermitani chiamano l’apparato riproduttivo femminile in diversi modi, tra i più comuni troviamo: fiore, fiorellino, fiocco, figa, fica, patata, baccalaro,  fissa, licchio, belgio, pacchio e parpaglio, ma il più diffuso e il più volgare è sticchio.
Sticchio è un termine dell’idioma siciliano, corrisponde all’italiano fica e quindi si riferisce all’apparato riproduttivo esterno femminile;
Sticchio/Pacchio = Vagina (in modo volgare)
La parola sticchio è anche utilizzata come complimento per indicare una ragazza molto attraente. Per esempio, è usata in espressioni colorite, con lo stesso significato dell’omologa italiana: quella ragazza è un gran pezzo di sticchio; che pezzo di sticchio, non è molto elegante come espressione ma non è un’offesa infatti vuol dire bella ragazza, bona, Insomma è un complimento.
Il termine sticchio ha la sua etimologia nel latino Osticulum ovvero piccola bocca (da Os) con evidente riferimento alla forma dei genitali femminili.
Molti lo chiamano fica, comunemente la fica è il frutto dell’albero fico.
Nell’Antico Testamento il fico insieme con la vite è simbolo non solo di fertilità, ma anche di vita gioiosa.
Dal punto di vista etimologico il termine ficus è riconducibile al greco sykon, in relazione alla sua capacità di produrre continuamente frutti, e potremmo azzardare che sticchio deriva dal greco sykon.
Curiosamente, nel volgare siciliano l’organo genitale maschile viene indicato con un sostantivo femminile (si dice la minchia), mentre quello femminile con un sostantivo maschile (lo sticchio)

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