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Chi erano “I pezzi da 90”?

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Nel gergo malavitoso è spesso usata la definizione “Un pezzo da 90” per identificare la persona più potente e più influente. Con “pezzi da 90” sono indicati anche i più alti dirigenti all’interno di una azienda.

L’appellativo pezzo da novanta ha diverse origini. Una potrebbe essere associata ai giochi d’artificio, il pezzo da novanta è il più grosso petardo di ferro, alto 26 cm, che veniva sparato nelle feste in conclusione dei giochi di fuochi durante la “masculiata”.

Nel dialetto siciliano invece, viene comunemente chiamato “u’ pezzu ‘i nuvanta” un cannone con una bocca di fuoco molto estesa, lunga 53 volte il calibro in uso per il tiro anticarro: veniva utilizzato nella Seconda Guerra Mondiale e aveva un calibro di 90 mm.

C’è chi fa affondare l’origine al 1600 quando venivano rappresentate nelle piazze con i “Pupi” le gesta eroiche dei Paladini di Carlo Magno. A Palermo, i vari Pupi misurano 80 cm tranne alcuni di grande importanza come “Orlando”,  o “Il Feroce Saladino” avevano una statura di 90 cm. Di 90 cm erano i Pupi che quando nei combattimenti il gioco si faceva duro entravano in campo facendo la differenza, gli eroi della situazione. Durante le rappresentazioni infatti, non era raro vedere il puparo chiedere espressamente al suo aiutante di passargli uno di questi Pupi riferendosi ad essi come “un pezzo da novanta”.

Anche nella numismatica, troviamo il “pezzo da 90”: tale espressione farebbe riferimento al soldo di 90 grammi che per un certo periodo storico, aveva un peso e valore superiore rispetto alle altre monete.

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Salvino Arena

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