Il bianco della pace, il nero della mafia nelle foto di Letizia Battaglia
Girando attorno al muro perimetrale della Piazza degli Aragonesi, all’altezza di via San Gregorio, l’opera imponente il Muro della legalità continua a raccontare storie. Qui, tra i ritratti di figure che hanno lasciato un segno indelebile nella lotta per la giustizia e i diritti, si scorge un volto noto, intriso di storia e determinazione. È quello di Letizia Battaglia, fotoreporter palermitana, con il suo volto tondo incorniciato dall’immancabile macchina fotografica, simbolo della sua vita e della sua missione.
Classe 1935, Letizia Battaglia è stata una delle più importanti fotografe italiane del Novecento. Legata visceralmente alla sua Palermo, ha attraversato il secolo con l’obiettivo puntato sui suoi volti, i suoi drammi, e i suoi spiragli di umanità. Non era solo una fotografa, ma una donna di impegno sociale e politico, dedita alla causa dei diritti delle donne e alla denuncia di ingiustizie profonde. Eppure, il suo nome resta spesso legato all’etichetta, riduttiva e potente insieme, di “fotografa della mafia”.
Nei suoi scatti più noti, Letizia ha raccontato le tragedie della “seconda guerra di mafia”. Immagini crude, prive di mediazioni, che mostrano cadaveri accanto ad auto crivellate di proiettili, folle radunate ai funerali, occhi di curiosi fissati sul luogo di un crimine. Una memoria visiva che si incide nella carne della storia, rivelando non solo la violenza, ma anche la sofferenza e la resilienza di un popolo.
Ma il suo obiettivo non si fermava agli orrori. Una delle sue fotografie più iconiche, “La bambina con il pallone” (1980), è un inno alla quotidianità dei minori in Sicilia. Racchiude i temi più cari a Letizia: l’innocenza ferita, la condizione sociale dei bambini di strada, e quella fragile bellezza che resiste in mezzo al degrado.
Oggi, molte delle sue fotografie trovano dimora in una esposizione permanente al Caffè Stagnitta, il locale della sua famiglia, situato nei pressi di Piazza Pretoria a Palermo. Un luogo che, come Letizia, intreccia arte e memoria.
La sua recente scomparsa, avvenuta il 13 aprile 2022 a Cefalù, ha lasciato un vuoto immenso. Ma Letizia vive ancora, immortalata non solo nei suoi scatti, ma anche attraverso l’omaggio artistico di Caterina Trimarchi, che l’ha ritratta sul Muro della legalità. La pittrice ha preso spunto da una foto storica dove Letizia appare in tutta la sua fierezza, con una composizione simbolica che racconta il suo mondo: dietro di lei, uno sfondo bianco rappresenta la pace e la legalità; accanto, il nero e la scritta “mafia” evocano il buio della violenza e del crimine. I due colori incarnano il contrasto tra il bene e il male, una lotta che Letizia ha sempre affrontato con coraggio e lucidità.
Nel ritratto spicca una frase della fotografa, riportata su un foglio volante: “Ho fatto un lavoro duro, anche spietato. Ho fotografato le vittime di mafia, tante, troppe da sopportare.” Parole che trasudano il peso di una vita vissuta sul filo del dolore, ma anche della verità.
Letizia Battaglia ha trovato nuova vita e libertà grazie alla sua macchina fotografica, come lei stessa dichiarò: “Sono rinata dal momento in cui ho preso in mano la macchina fotografica.”
Di lei, resta il ricordo potente di una donna che ha saputo trasformare l’orrore in testimonianza e l’arte in impegno. Un’eredità che la Rai ha celebrato con la miniserie “Solo per passione – Letizia Battaglia fotografa”, diretta da Roberto Andò. Perché Letizia non è solo una memoria: è un simbolo eterno di resistenza, legalità, e speranza.