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Tra chiese e ceramiche: Segreti del Quadrilatero di Sant’Eligio

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Puntata settima.  (La mia vacanza palermitana con il mare negli occhi)

Il Quadrilatero di Sant’Eligio è uno dei quartieri artigiani più significativi e storici del centro di Palermo, conosciuto anche come il Quartiere degli argentieri e degli orafi. È un labirinto di viuzze che si estende da piazza San Domenico fino alla Cala, con una lunga storia legata all’artigianato artistico palermitano, oggi rappresentato da pochi laboratori ma da numerosi punti vendita e locali di ritrovo.

Nella Piazza San Giacomo la Marina si trova la splendida Chiesa di Santa Maria la Nova. Ci ha particolarmente incuriosito l’aspetto esterno della chiesa: il prospetto anteriore e il fianco sinistro (il destro non visibile) assomigliano più a un palazzo che a una chiesa.

 

Costruita nel XVI secolo sopra un precedente edificio di culto del XIV secolo, la facciata è infatti nascosta dietro a un portico e al prospetto sovrastante di stile neo-gotico del XIX secolo. Il portico gotico-catalano è l’elemento più interessante esternamente, con tre arcate a sesto ribassato sostenute da colonne slanciate e pilastri laterali che incorporano eleganti nicchie tamponate su due livelli; le volte mostrano il tipico intreccio di nervature gotiche.

 

All’interno, la chiesa si sviluppa su tre navate separate da colonne poggianti su alti piedistalli, culminando in una caratteristica tribuna ottagonale che funge da presbiterio, con cinque cappelle aperte su di essa. L’arredo decorativo risale al Settecento, con stucchi pregevoli intorno alla tela seicentesca dell’altare maggiore attribuiti a Procopio Serpotta, figlio di Giacomo. Molte tele dipinte da Antonio Manno contribuiscono ad arricchire l’ambiente.

 

Complessivamente, sia esternamente che internamente, si tratta di una chiesa di grande bellezza, sebbene non sia classificata tra le più interessanti della città.
Nella facciata del palazzo attualmente occupato dalla Camera del Lavoro, situato all’angolo tra via Giovanni Meli e via San Giacomo, è visibile un bassorilievo raffigurante un leone. Abbiamo chiesto a Ruggero se questo leone fosse il simbolo della Famiglia Florio.

“No,” rispose il nostro amico, “questo era il marchio delle ceramiche L. & E. Giachery & C., che avevano un negozio in questo edificio.”

 

Ho letto in un libro di G. Vitale, docente della facoltà di architettura, intitolato “Attività ed archeologia industriale a Palermo”, che la Giachery fu fondata da Vincenzo Giachery, fratello di Carlo, architetto molto vicino ai Florio. La loro sede era in via Montepellegrino con un negozio in piazza Meli. La Giachery si occupava principalmente di vetri e produceva ceramiche per la Ginori, utilizzando come marchio un leone. Chiusero l’attività tra il 1922 e il 1923 a causa dei frequenti scioperi seguiti alla Marcia su Roma e furono assorbite dalla Richard.

Foto:  Piazza San Giacomo la Marina

 

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