Palermo vista con gli occhi di un palermitano di Salvatore Arena. 40 storie per vedere e gustare il cuore di Palermo: una città pulsante di vita, d’arte e di magia. Un libro di 40 poesie raccontate nel siciliano parlato dai palermitani e rese comprensibili dalla traduzione e dalle spiegazioni che completano l’argomento. Il viaggio narrativo ci fa entrare nei segreti e misteri del capoluogo siciliano e ci fa gustare la grande tradizione artistica, storica e culturale palermitani.
Niente di complesso o complicato. Le storie racchiuse in 40 Cunti di Palermo di Salvatore Arena (editore Bonfirraro) sono piccoli bozzetti scorrevoli e incisivi, pennellate rapide e coinvolgenti che secondo la modalità delle ballate medievali e/o delle filastrocche popolari ci presentano questa città nei suoi colori, sapori, monumenti e storie di vita entrate nella leggenda.
Personalità e Artisti che tutti portiamo nel cuore: Totò Schillaci, Tomasi Giuseppe di Lampedusa, Ciccio Ingrassia e Franco Franchi. Ancora: Giuni Russo e Giuseppe Tornatore e personalità che tutti abbiamo imparato a conoscere e amare, come il generale Carlo Alberto dalla Chiesa e Paolo Borsellino.
Colpisce la musicalità del dialetto palermitano, la sua fluidità ed eleganza: facile capire perché il siciliano (che discende dal latino in quanto lingua volgare) è stato ufficialmente riconosciuto lingua madre, non dialetto, dall’Unesco diventando dal 2010 Patrimonio dell’Umanità. Lingua che affonda le sue radici in un passato illustre: basti pensare che una delle porte del Duomo di Monreale, quella firmata da Bonanno Pisano (1186), in quarantadue formelle riproduce scene bibliche accompagnate da scritte illustrative in volgare siciliano.
Il testo è straordinariamente originale nella struttura perché raccorda un itinerario artistico arabo-normanno, passando per il Liberty, alla gente comune e ai mercati della Vucciria e di Ballarò, dove l’anima dei palermitani si esprime in una danza di colori, profumi freschi e trattative commerciali.
La bellezza delle storie, brevi ma intense, si correda di foto di facciate, statue e dipinti, per cui il testo è poetico, narrativo e visivo insieme.
In modo facile e immediato si illustra l’importanza di una terra dove greci, romani, arabi, normanni, aragonesi, francesi si sono incrociati e hanno imparato a convivere in una tolleranza unica nel suo genere. Come si legge nelle poesie di Arena il più antico documento cartaceo d’Europa (1109) è custodito a Palermo ed è un Mandato della Regina Adelasia: un documento bilingue in arabo e greco con cui i normanni concessero al popolo multiculturale che governavano libertà di religione e l’ uso della lingua nativa.
Procedendo nelle tre sezioni del testo, Palermo da sentire, Palermo da vedere, Palermo da gustare il lettore sente profumi e incrocia sapori, ammira paesaggi e monumenti, trova storie e leggende che riguardano nobili e povera gente, fatti di vita e di costume che dai tempi più antiche arrivano ai giorni nostri, con alcuni fatti di cronaca sicuramente drammatici, quelli di mafia per esempio, ma raccontati con quella serenità sapienziale tipica del popolo siciliano nel cui cuore scorre una nobiltà antica.