La Fontana Pretoria di Palermo è una della più belle fontane d’Italia, ed è conosciuta con l’appellativo di Fontana della vergona.
Salendo la prima rampa di scale della Fontana Pretoria di Palermo nell’omonima piazza troviamo quattro settori che ospitano in posizione intermedia, ovvero nello spazio compreso fra rampe di scale, altrettante vasche ornate da gruppi scultorei raffiguranti le allegorie dei fiumi palermitani. Ogni gruppo è costituito da una colossale statua distesa su rupe, quali immaginifica sorgente, attorniata rispettivamente da un tritone e una nereide.
Nel ridare alla fontana un significato palermitano, dato che la fontana nasce per la città di Firenze, e per ricordare che la città nel sottosuolo era ricca di acque dove abbondavano diverse sorgenti e per questa la città di Palermo era famosa il poeta Antonio Veneziano ha rappresentato alcune statue nello specifico sono quattro e sono al primo livello in posizione sdraiata, nelle personificazione dei fiumi e delle acque di Palermo, nella fontana di Piazza Pretoria
Una delle statue distesa davanti una vasca ovale nella fontana rappresenta Ippocrate.
Al suo nome e alla sua abilità si lega il debellamento della grande peste che colpisce Atene verso il 429 a. C. Intorno a questo periodo poi, Ippocrate avrebbe fondato, come maestro indiscusso, una vera e propria scuola medica.
Ippocrate di Kos è considerato “il padre della medicina” cui è attribuito il “Giuramento di Ippocrate” che i medici sono obbligati a fare a tutt’oggi prima di iniziare la professione.
La vasca con Ippocrate viene a simboleggiare la sorgente di Maredolce dalle acque purificatrici.
Henri Bresc ha calcolato che nel 1419 la portata delle acque della sorgente di Maredolce era di 8 zappe, equivalente a 68,24 l/sec.
Quella della foto ritrae Ercole rappresentato barbuto con una grossa clave e tra le gambe la testa del leone Nemeo, frutto della sua prima fatica , secondo il Camillini simboleggiava la potenza del Nilo, la sua forza distruttrice ma che è anche fonte di arricchimento per le campagne.
Il poeta Palermitano Antonio Veneziano, incaricato dal Pretore a ridare un significato palermitano alla fontana, ha identificato in questa scultura il fiume Oreto.
La scelta fu dettata perchè la vasca con ercole era posizionata proprio davanti il Palazzo Pretorio
Con questa nuova attribuzione Veneziano mandò un messaggio ben preciso a chi governava, quello di salvaguardare le acque dell’Oreto, acque che servivano alla povera gente, soltanto ai ceti alti era permesso di rifornirsi di acqua direttamente dalla sorgente (Gabriele) mentre gli altri dovevano andare a prenderla a fiume con tutti i rischi connessi alle carenze igienico sanitarie.
In prossimità del Palazzo Bordonaro, una scultura di un uomo pingue ( persona, o di parte del corpo, che ha abbondanza o eccesso di tessuto adiposo, e quindi grasso, o molto grasso.), rappresente il fiume Pannaria.
Per Camillo Camilliani, autore della fontana, questi originariamente doveva rappresentare la sorgente Ippocrene Hippocrēne, “fonte del cavallo”) era una sorgente sul monte Elicona, scaturita nel punto dove Pegaso, il cavallo alato, aveva colpito la roccia.
Nell’antica grecia il luogo veniva localizzato in Beozia nei pressi di Tespie.
Per il poeta Antonio Veneziano, rifacendosi alla città di Palermo, attribuisce alla scultura la personalità del fiume Pannaria, e alla Sorgente del Gabriele.
L’uomo grasso ricorda il Dio Pluto.
Pluto era figlio di Demetra e Iasione, nipote di Dardano fondatore di Troia.La sua figura, dapprima legata alla prosperità dei campi, si estese ad ogni forma di benessere, accrescendo il suo valore augurale. Quale Dio agrario, era legato alle ricchezze minerarie e al sottosuolo in generale, quindi spesso confuso e identificato con Plutone (divinità degli inferi corrispondente ad Ade.
Gli antichi A Pluto lo rappresentavano con un cornucopia per la ricchezza, obeso per l’intrinseca abbondanza, bendato o cieco per l’imparzialità e la casualità nel distribuire le ricchezze, zoppicante per la lentezza dell’accumulo, alato per la rapidità del dispendio.
L’ultima rappresenta Naiade, nella mitologia classica era una ninfa delle acque sorgive, dei fiumi, dei laghi, protettrice del matrimonio.
Dietro a Naiade c’è il cavallo alato Pegaso, Il fiume rappresentato è il Papireto.
La presenza di Pegaso ci dice che in questa fonte si abbeveravano i poeti per l’ispirazione.
Alcune leggende palermitane raccontano che in questa fonte è rappresentata la regina Giovanna D’Angiò dopo una lunga notte d’amore.