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Volti e voci di giustizia il Muro della legalità a Palermo (diciottesima puntata)

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Pippo Fava: Il Coraggio della Verità, la Penna della Libertà

Nel cuore di Piazza degli Aragonesi, nell’imponente opera dedicata alla legalità, spicca il ritratto di Giuseppe “Pippo” Fava, un simbolo eterno di coraggio e libertà. Il pittore Vincenzo Roberto Gatto ha saputo immortalare non solo il volto di quest’uomo straordinario, ma anche l’anima di chi ha sacrificato tutto per la verità.

Nato nel 1925 a Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa, Fava mostrava già da ragazzo uno spirito indomito e curioso. Trasferitosi a Catania nel 1943, città che sarebbe diventata il teatro delle sue battaglie e del suo tragico epilogo, si laureò in Giurisprudenza nel 1947. Tuttavia, anziché intraprendere una tranquilla carriera da avvocato, scelse il sentiero impervio del giornalismo, un mestiere che per lui significava lotta e servizio civile.

Fin dai primi passi al “Sud Sport”, la sua scrittura non era mai neutrale: era tagliente, investigativa, impegnata. Collaborò con numerose testate siciliane e nazionali come La Domenica del Corriere e L’Europeo, costruendosi una reputazione di giornalista senza paura. A Roma, firmò articoli per il Corriere della Sera e condusse programmi radiofonici come Voi ed io su Rai, affrontando con determinazione temi complessi e scomodi come la mafia, la corruzione e le condizioni di vita nelle aree dimenticate del Sud.

Il sogno di una redazione libera
Nel 1982, tornato in Sicilia, Fava fondò I Siciliani, un mensile che non era solo un giornale, ma un manifesto di ribellione civile. Con un linguaggio diretto e nomi espliciti, denunciava le collusioni tra mafia e istituzioni, rischiando costantemente la vita. “Un giornalista non deve avere padroni,” ripeteva, incarnando un’idea di stampa libera e indipendente che gli costò cara.

La sua morte, avvenuta il 5 gennaio 1984, davanti al Teatro Stabile di Catania, fu un atto di vendetta mafiosa per il suo coraggio nel denunciare i poteri occulti. Cinque colpi alla nuca misero a tacere la sua voce, ma non il suo messaggio. Le successive condanne dei colpevoli, inclusi boss come Nitto Santapaola, rappresentarono una parziale vittoria per la giustizia, ma non restituirono un uomo la cui eredità continua a vivere.

Un artista poliedrico
Oltre a essere un giornalista, Pippo Fava fu anche drammaturgo, scrittore, sceneggiatore e pittore. Negli anni Ottanta, i suoi quadri divennero strumenti di denuncia: rappresentava i boss mafiosi come caricature ridicole, privandoli della loro aura di terrore. Questa capacità di combattere con l’arte lo rese un intellettuale completo, capace di sfidare l’ingiustizia su ogni fronte.

Nel murale della legalità a Piazza degli Aragonesi, Fava emerge come l’unico ritratto a non trovato la morte nel territorio palermitano, a testimonianza di una lotta che si estese a tutta la Sicilia. La sua figura resta oggi un monito e un’ispirazione per chiunque creda nella forza della verità e nella necessità di un giornalismo libero.

 

 

 

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