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Casa e putìa: la vita degli Arena agnellai al Mercato del Capo - Palermo e Palermitani
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Casa e putìa: la vita degli Arena agnellai al Mercato del Capo

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La famiglia Arena – Agnellai del Mercato del Capo

Nel novembre del 2021 una storica attività commerciale del Mercato del Capo, l’Agnelleria Arena, è stata insignita della targa di “negozio storico”, un riconoscimento che suggella oltre sessant’anni di lavoro e una presenza familiare che affonda le radici nella storia stessa del quartiere.

Il negozio apre ufficialmente nel 1960, ma la famiglia Arena è parte integrante del Capo da molto prima. Gli Arena abitavano infatti nel Seralcadio, nome originario dell’area che oggi comprende il Mercato del Capo, sin dal 1770. In seguito si spostarono nella zona della Fiera Vecchia, l’attuale Piazza Rivoluzione.

Durante la Seconda guerra mondiale, come molte famiglie palermitane, gli Arena furono costretti allo sfollamento e trovarono rifugio nelle Madonie, a Gangi. Con la fine del conflitto rientrarono a Palermo, tornando nel cuore del Capo, nei pressi della Chiesa della Mercede, in via Cappuccinelli.

Le origini dell’attività

Nel dopoguerra Nino Arena avvia un’attività di agnellaio in via Porta Carini. La vendita non era limitata agli agnelli: gli Arena commerciavano anche ovini, caprini e uova, rispondendo alle esigenze quotidiane del mercato popolare.

All’inizio del mese di maggio, i fratelli Nino, Paolo e Salvatore Arena cambiavano temporaneamente genere: diventavano pescivendoli, specializzandosi nella vendita del tonno, attività che durava fino al 13 giugno, giorno della dismissione delle tonnare.
Il tonno veniva lavorato con un coltello speciale, a lama doppia, verticale e orizzontale, che permetteva di frazionare con precisione anche i tocchi più grandi.

La “Putìa du Pirtusicchiu”

Nel 1960 gli Arena aprono l’attività nella sede attuale, in via Porta Carini n. 8, una piccola bottega che, per le sue dimensioni ridotte, viene affettuosamente chiamata “A Putìa du Pirtusicchiu”.

Nel 1965, subito dopo il matrimonio, Francesco Paolo Arena, detto Paleddu, figlio di Nino, prende in mano l’attività. Sotto la sua guida l’agnelleria si afferma come una delle più importanti di Palermo per quantità di agnelli, crasti e polli venduti.

Paleddu era un vero maestro nell’uso dei coltelli tradizionali:

  • u partituri,

  • u sciacanaturi,

  • u scannabeccu,
    strumenti indispensabili per la macellazione e il frazionamento di agnelli e montoni.

La bottega era attiva 24 ore su 24: gli Arena vivevano letteralmente nella loro attività, con casa e putìa unite, poiché l’abitazione si trovava nel retrobottega.

La nuova generazione e il cambiamento del mercato

Dopo la scomparsa di Paleddu, l’attività passa ai figli Antonino (Nino) e Mario Arena. Tuttavia, con il progressivo mutamento dell’identità del Mercato del Capo — da luogo di vendita di generi alimentari a spazio dominato da movida e street food — l’agnelleria affronta un inevitabile calo delle vendite.

Nel 2009, Nino Arena, figlio di Paleddu, apre una nuova attività in via Maestro Cristoforo n. 5, “Le delizie di Arena”

dedicata alla preparazione e vendita della ricotta zuccherata per la pasticceria. L’area è quella anticamente chiamata “l’Acchianata o Furnu”, zona storica dei laboratori degli sfincionari e della famiglia Amato, rinomata per le pupaccene (bambole di zucchero).

Il Cannolo da record

Grazie alla caparbietà e alla passione per la tradizione dolciaria, Nino Arena è stato protagonista della realizzazione del Cannolo da record.
Il 2 novembre 2024, davanti a uno dei monumenti simbolo di Palermo, il Teatro Massimo, è stato realizzato il cannolo più lungo del mondo:
30 metri e 25 centimetri, misura ufficialmente certificata dal sindaco Roberto Lagalla.

Memoria storica del Capo

Oggi Nino Arena rappresenta la memoria storica delle antiche maestranze del Mercato del Capo, custode di saperi, gesti e tradizioni che rischiano di scomparire, ma che attraverso il suo racconto e il suo lavoro continuano a vivere nel cuore di Palermo.

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Immagine di Salvino Arena

Salvino Arena

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