La Fontana di Glauco di Villa Trabia, situata alle Terre Rosse di Palermo e nota anche come Fontana del Tritone, è un gioiello settecentesco che racconta la magia della mitologia. La statua rappresenta Glauco, il leggendario pescatore trasformato in divinità marina dopo aver assaggiato erbe magiche. Realizzata in marmo di Carrara nel 1779 dallo scultore Filippo Pennino, allievo del celebre Marabitti, l’opera cattura l’eleganza e la teatralità tipiche dell’arte del periodo.
Dopo secoli di incuria e atti vandalici, la fontana ha ritrovato il suo splendore grazie al progetto Fontane Vive, promosso nel 2002 dalla casa farmaceutica Bracco, che ha permesso un accurato intervento di restauro e pulizia. Oggi, la fontana non è solo un simbolo storico e artistico, ma anche un luogo dove la mitologia e la bellezza urbana si incontrano, offrendo ai visitatori un piccolo angolo di meraviglia tra le vie di Palermo.
Secondo il mito raccontato da Ovidio nelle Metamorfosi, Glauco era un giovane pescatore mortale che viveva in Grecia. Un giorno scoprì un’erba miracolosa: i pesci morti che vi poggiava sopra tornavano in vita. Spinto dalla curiosità, la assaggiò anche lui e il suo corpo si trasformò: le gambe divennero una coda di pesce, la pelle verde-azzurra. Così Glauco si gettò in mare, felice di diventare una divinità marina immortale, figlio di Poseidone.
Col tempo si spostò nello stretto tra Italia e Sicilia, dove si innamorò di Scilla, una splendida ninfa (o fanciulla mortale). Ma Scilla, spaventata dal suo aspetto, lo respinse. Disperato, Glauco chiese aiuto alla maga Circe, affinché facesse innamorare Scilla di lui. Circe però si innamorò a sua volta di Glauco e, respinta, si vendicò: versò un filtro nelle acque dove Scilla era solita bagnarsi.
Quando Scilla entrò in mare, il suo corpo si trasformò in quello di un mostro terribile, con sei teste ringhianti e gambe serpentine. Inorridita, si rifugiò in una grotta marina, perdendo col tempo la sua umanità. È così che la incontreranno Ulisse e i suoi compagni nello stretto di Messina.
Glauco, spesso raffigurato con barba verde e coda di pesce, è una figura complessa e antica, citata da Omero, Ovidio e dai tragici greci. Secondo alcuni miti, oltre all’immortalità ottenne anche il dono della profezia. Ma la sua storia resta soprattutto una leggenda di amore non corrisposto, trasformazione e vendetta divina.







