La Palermo aristocratica all’alba del Novecento
All’inizio del XX secolo, Palermo si presentava ancora come una città dall’eleganza antica, permeata dal fascino decadente della sua nobile tradizione. Nonostante i segni sempre più evidenti del mutamento socio-economico, la capitale siciliana viveva lo strascico dorato di un’epoca in cui la nobiltà costituiva il cuore pulsante della vita cittadina, tra palazzi sontuosi, ricevimenti fastosi e rigide gerarchie di sangue e lignaggio.
Le famiglie aristocratiche residenti a Palermo erano oltre trecento. Di queste, si contavano circa 80 baroni, 50 conti, 50 marchesi e 50 duchi. I principi erano una settantina, ma solo una ventina di loro potevano vantare un albero genealogico davvero prestigioso, degno delle più alte famiglie europee. Inoltre, soltanto un terzo dell’aristocrazia cittadina possedeva i cosiddetti “quattro quarti di nobiltà”, ossia nobili origini documentate in ciascuno dei quattro rami familiari (materno e paterno, per due generazioni).
Tra le casate più illustri spiccavano i Lanza di Trabia, i Pignatelli Aragona Cortés, i Notarbartolo di Villarosa, i di Napoli Rampolla, i Moncada di Paternò, i Branciforte di Butera, i Gravina di Palagonia, i Filangeri di Cutò, e gli Alliata di Villafranca. Queste famiglie detenevano non solo titoli altisonanti, ma anche vaste proprietà terriere, palazzi monumentali in città e un’influenza sociale e politica che si estendeva ben oltre i confini dell’isola.
Ma non tutto brillava sotto il sole del Tirreno. Numerose famiglie, sebbene ancora titolate, si trovarono a vivere un rapido declino economico e sociale. La crisi agraria, le riforme liberali, la perdita dei privilegi feudali e l’arrivo della borghesia imprenditoriale misero in ginocchio molti casati storici. Tra questi, vi furono famiglie un tempo potenti e rispettate, ma ormai ridotte a vendere mobili, gioielli o interi palazzi per sopravvivere. Alcune, addirittura, si videro costrette ad affittare le loro residenze aristocratiche o a emigrare in cerca di fortuna.
Così, la Palermo aristocratica del 1900 era uno scenario in bilico tra l’orgoglio di un passato glorioso e l’amara consapevolezza di un presente in trasformazione. Mentre le carrozze dei principi solcavano ancora le strade dell’Olivuzza e della Marina, già si affacciavano le automobili della nuova borghesia, simbolo di un’epoca che stava definitivamente voltando pagina.