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La Cala di Palermo: il cuore marino della città, tra storia, abbandono e rinascita

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La Cala è una suggestiva insenatura naturale a forma di U, incastonata tra la via Francesco Crispi e il Foro Italico, che ha rappresentato per secoli il cuore pulsante del porto di Palermo. È qui, in questo abbraccio del mare alla terra, che inizia la storia marittima della città, risalente a più di 2.500 anni fa.

L’età antica: il porto fenicio

I primi a riconoscere il potenziale strategico e naturale della Cala furono i Fenici, che tra l’VIII e il VII secolo a.C. fondarono un insediamento commerciale sulla costa palermitana. L’ansa naturale forniva un riparo sicuro alle imbarcazioni e un facile accesso ai due fiumi allora in superficie, il Kemonia e il Papireto, che sfociavano direttamente nel bacino della Cala. L’abbondanza d’acqua dolce e la posizione riparata fecero della Cala un perfetto porto commerciale, base fondamentale per lo sviluppo della città fenicia di Ziz, l’antenata di Palermo.

Il Medioevo: fortificazioni e scambi

Nel periodo normanno e svevo, la Cala fu ulteriormente valorizzata con la costruzione di infrastrutture portuali e difensive. Sorse il Castello a Mare, possente struttura militare che per secoli vegliò sull’ingresso marittimo della città. Dal 1300 al 1445 venne realizzato il molo che caratterizzò per lungo tempo la Cala come principale approdo cittadino. Durante questo periodo, il porto divenne il centro degli scambi commerciali con l’interno della Sicilia e con i principali porti del Mediterraneo.

L’età moderna: lo sviluppo altrove

Il declino della Cala come porto principale iniziò nel XVI secolo, quando lo sviluppo urbanistico e commerciale si estese verso le zone dei quartieri di Santa Lucia (oggi Borgo Vecchio) e di Sant’Erasmo. Con l’ampliamento del porto di Palermo e la costruzione di nuovi moli, la Cala iniziò lentamente a perdere la sua centralità, rimanendo però ancora attiva per funzioni minori.

L’età contemporanea: abbandono e degrado

Nel corso del Novecento, e in particolare nel secondo dopoguerra, la Cala conobbe un lungo periodo di abbandono. I fiumi Kemonia e Papireto, che un tempo l’avevano alimentata, vennero deviati e interrati a causa dell’espansione urbana. L’area portuale venne progressivamente invasa da depositi, baracche e costruzioni abusive. Il porto antico si trasformò in un luogo marginale, segnato dal degrado, dalla sporcizia e dall’indifferenza istituzionale. La Cala, che un tempo era la porta marittima della città, divenne un angolo dimenticato, testimone silenzioso di un passato glorioso.

La rinascita: il progetto di riqualificazione

Nel 2011, dopo decenni di incuria, la Cala è finalmente rinata. Grazie a un importante progetto di riqualificazione urbana promosso dall’Autorità Portuale di Palermo e costato oltre 6 milioni di euro, è stato restituito alla città uno spazio urbano di 28.000 metri quadrati. I lavori, durati più di due anni, hanno completamente trasformato l’area:

  • è stata realizzata una passeggiata pedonale lungo tutta la banchina, oggi percorsa da cittadini e turisti;

  • è stata installata una pista ciclabile, che collega la Cala con il Foro Italico e il centro storico;

  • sono state aggiunte panchine in marmo, spazi verdi con prato all’inglese e nuovi punti luce;

  • il basolato ottocentesco è stato in parte ripristinato e valorizzato, soprattutto nelle aree vicine agli edifici destinati al ristoro.

La Cala è così tornata a essere un luogo di socialità e bellezza, frequentato la mattina dai pescatori rientrati dal lavoro notturno, dai runners che corrono all’alba tra il mare e la città, dai turisti attratti dalla sua atmosfera storica, e dai giovani che la animano la sera.

La Cala oggi: memoria e futuro

Oggi la Cala rappresenta un perfetto equilibrio tra storia e modernità. È diventata la “cartolina” sul mare di Palermo, un salotto urbano che valorizza la memoria della città e guarda al futuro. Da antico porto fenicio a centro di degrado urbano, e infine a luogo simbolo di rinascita e partecipazione cittadina, la Cala incarna la resilienza di Palermo: una città che non dimentica il suo passato, ma sa reinventarsi con coraggio.

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Immagine di Salvino Arena

Salvino Arena

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