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Il tonno non si butta via niente: Guida ai suoi tagli più gustosi e come vengono chiamati dai palermitani

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Il tonno è un affascinante pesce azzurro marino appartenente alla famiglia dei Tunnidi e all’ordine dei Perciformi. Conosciuto anche come il “maiale del mare”, poiché ogni parte di esso è valorizzata, tranne il sangue. La sua carne varia in grasso a seconda del taglio, ma è sempre ricca di proteine.

I tonni hanno un corpo allungato e idrodinamico, leggermente compresso ai fianchi, con pinne dorsali e anali alte e robuste, supportate da piccole pinnette stabilizzatrici. La loro colorazione va dal blu sul dorso, all’argento sui fianchi e al grigio sul ventre.

In commercio, il tonno viene venduto principalmente a tranci, con il filetto come la parte più ricercata per la sua magrezza. Tagli come la ventresca (o pancia) sono più rari da trovare ma altrettanto prelibati. Tra i tagli del tonno rosso si distinguono il filetto, il tarantello e la ventresca.

Secondo i pescatori esperti, il tonno può essere suddiviso in ben 33 tagli diversi, ognuno con le sue peculiarità. Qui di seguito alcuni termini in vernacolo palermitano per le parti del tonno:

  • Tunnina: il tonno stesso

  • Fruntali: tappi frontali (parte della testa)

  • Facciuddi: guanciali (guancia)

  • Cuozzu: collottola (parte della schiena)

  • Luli o collane: pinne pettorali

  • Spiniedda: tarantella (parte superiore subito dopo la pancia)

  • Surra: ventresca (pancia)

  • Spissu: parte intermedia tra la carne rossa e la ventresca

  • Cunigghiuni: mosciame (la quinta parte del pesce prima della coda)

  • Busunagghia: buzzonaglie (parte interna molto scura)

  • Aggi: branche

  • Contraggi: interiora

  • Lattume: gonadi

  • Bottarga: uova

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Immagine di Salvino Arena

Salvino Arena

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