Il Settecento Siciliano fu fortemente influenzato dalle mode provenienti dalla lontana Cina, come dimostra la costruzione della celebre Palazzina Cinese nel Parco della Favorita. Uno degli accessori di moda più distintivi di questo periodo, diffusi a Palermo e in tutta la Sicilia, fu il ventaglio.
L’origine artigianale dei ventagli risale al Settecento, quando questi affascinanti accessori orientali divennero presto un fenomeno di culto a Palermo e in tutta la regione siciliana. La tradizione artigianale dei ventagli in Sicilia ha radici profonde, intrecciate con secoli di cultura e maestria artigianale. Con il caldo afoso della regione, i ventagli divennero indispensabili per rinfrescarsi durante l’estate.
Ma i ventagli non erano soltanto accessori di moda; erano anche un mezzo segreto di comunicazione tra le donne. Attraverso specifici movimenti del ventaglio, le nobildonne potevano trasmettere oltre 30 segnali convenzionali al proprio amante, senza destare sospetti. Questa pratica, nota come “sventagliamento a sciusciata”, divenne così diffusa che furono organizzati corsi per imparare le tecniche corrette. Era anche un segno distintivo sociale, poiché il modo in cui una donna si sventagliava poteva rivelare il suo status sociale.
Tuttavia, questa moda dei ventagli attirò l’attenzione della Chiesa. Il cardinale Sanseverino, preoccupato per la moralità delle donne palermitane e temendo che l’uso dei ventagli potesse disturbare l’ordine pubblico, prese una drastica decisione. Ordinò il sequestro di tutti i ventagli e li fece bruciare.
Questa vicenda, sebbene risalga a secoli fa, è ancora oggi un episodio curioso della storia siciliana. I ventagli artigianali rappresentano un simbolo di tradizione e raffinatezza, testimonianza di una pratica sociale che ha lasciato il segno nel passato.
Oggi, i ventagli di originale manifattura panormita possono essere ammirati e acquistati nella bottega-laboratorio di Rosi Di Gaetano in via Bara All’Olivella, 83. L’artista palermitana ama raccontare storie contemporanee attraverso le iconiche carte siciliane, animandole con la loro simbologia.
Rosi non “gioca a carte” ma gioca con le carte, ama raccontare con la pittura sui ventagli storie passate e storie attuali prendendo spunto dalla simbologia delle carte da gioco. interessante è la serie raccontata con la carta numero 8, il fante o come amano chiamarla i palermitani “la donna”.
Un’altra risorsa interessante è il museo palermitano ideato e fondato dal collezionista Giulio Torta, che espone oltre trecento ventagli, tra cui molti esemplari rari e affascinanti. La collezione di Giulio Torta è anche itinerante, essendo stata esibita già a Genova, Roma e Viterbo.
Domandandosi chi abbia inventato il ventaglio, la risposta è simile a quella relativa all’invenzione della ruota: in diverse parti del mondo e quasi contemporaneamente, la necessità spinse l’ingegno umano, portando all’emergere di più individui che, ciascuno a modo proprio, si improvvisarono con il soffiarsi utilizzando grandi foglie.
L’antisignano palermitano del ventaglio è conosciuto come “U muscaloru”.
Il muscaloru, forse derivante dal latino “muscarium”, che significa “ventaglio scacciamosche” o “fiore ad ombrello”, o anche conosciuto come “sciuscialoru”, era un tipo di ventaglio rustico con un manico che aveva diverse funzioni. La principale era quella di scacciare le mosche durante il periodo della civiltà contadina, quando le condizioni igieniche non erano ottimali.
Foto. Rosi Di Gaetano nel suo laboratorio di via Bara all’Olivella, 83 a Palermo.