Passeggiando con il nostro amico Ruggero, scopriamo in tutta la sua bellezza il Palazzo Zisa, Patrimonio dell’UNESCO incluso nel percorso Arabo-Normanno. La storia ci viene raccontata da un signore confratello della congregazione della vicina Chiesa della Trinità, che abbiamo deciso di visitare.
La facciata della Chiesa ci appare come un corpo unico, ma in realtà, all’interno ci sono due chiese, o meglio, la Cappella Reale della Santissima Trinità di epoca normanna e la chiesa settecentesca di Gesù, Maria e Santo Stefano, in stile barocco, anche se piuttosto sobrio.
La Santissima Trinità era la cappella privata del vicino Palazzo della Zisa. I lavori per la sua costruzione furono completati tra il 1165 e il 1167. La cappella presenta un’unica navata coperta da volte a crociera e un presbiterio rettangolare con una calotta emisferica che poggia su decorazioni a muqarnas. Le due chiese sono disposte in senso opposto l’una rispetto all’altra.
La costruzione della chiesa di Gesù, Maria e Santo Stefano risale al XVIII secolo con modifiche nei primi anni del XIX secolo. Nel tempo, la chiesa e la Cappella divennero una sola struttura, e la Cappella venne adibita a sacrestia. Il simpatico cicerone ci dice che l’acustica in questa chiesa è eccezionalmente buona e per questo motivo non è possibile esercitare il Sacramento della Confessione qui.
La visita è stata una vera scoperta, poiché il confratello ci ha portato sul tetto della chiesa, all’altezza della cupola della cappella, e ci ha detto che, a differenza delle cupole di San Cataldo e di San Giovanni degli Eremiti, questa non ha mai ricevuto una mano di pittura, conservando ancora tracce del colore originale dell’epoca.
Ammirando il paesaggio circostante e scoprendo dall’alto i resti di un acquedotto romano adiacente ai Cantieri Culturali della Zisa, seduti su una chiesa, abbiamo fotografato la Zisa da una finestra all’interno dell’edificio religioso. È stata un’esperienza interessante e coinvolgente, e abbiamo ringraziato il confratello volontario lasciando un’offerta, mentre lui ci ha gentilmente regalato un santino ciascuno della Madonna.
La Zisa, edificata con conci di pietra ben squadrati, presenta un’impianto a forma di parallelepipedo di semplice geometria, interrotto ai fianchi da leggeri avancorpi turriti, noti come le torri del vento. Del Palazzo della Zisa, mostrato dal nostro cicerone, si estende orizzontalmente ed è costituito da tre elevazioni, con il paramento murario esterno decorato da grandi arcate cieche ogivali a più rincassi. Nel fronte principale, rivolto a nord-ovest, si aprono i tre grandi fornici ogivali di accesso al palazzo, di cui quello centrale, più ampio, è sottolineato da una doppia ghiera ed è sovrastato dall’elegante stemma marmoreo della famiglia Sandoval.
I Sandoval entrarono in possesso del Palazzo nel 1635, dopo che la grande epidemia di peste del 1624 aveva trasformato l’edificio in un deposito di materiale sospetto sottoposto a quarantena. Soltanto un decennio dopo che il palazzo era ridotto in pessime condizioni, fu ceduto gratuitamente a don Giovanni de Sandoval, che aveva acquistato i terreni circostanti all’asta, ottenendo il titolo di principe di Castel Reale. La famiglia de Sandoval promosse subito diversi interventi di restauro che salvarono il palazzo dalla completa rovina.
Oggi, oltre ad essere un museo, le sue sale ospitano il museo d’arte araba, che raccoglie una notevole collezione di antichi manufatti di matrice islamica di straordinaria importanza, rinvenuti durante campagne di scavo effettuate a Palermo, e altri provenienti da diversi paesi del bacino del Mediterraneo.
Brano tratto da “Passeggiato con i racconti di Ruggero”