La Prima Guerra Mondiale era quasi al termine quando una nave mercantile adattata al trasporto di truppe e materiali per i nostri soldati al fronte tra le coste francesi e quelle italiane venne colpita ed affondata.
Mentre il mare era tranquillo, e tranquilla sembrava la navigazione. A bordo ognuno era impegnato nei loro lavori di routine, alcuni marinai di guardia scrutavano l’orizzonte per segnalare in tempo altre presenze di navi in quel tratto di mare.
Quando all’improvviso il silenzio fu squarciato da un boato assordante, una bomba aveva centrato la sala macchine e i macchinisti rimasero uccisi, i superstiti uscirono in coperta feriti ed ustionati gravemente.
A colpire la nave era stata la bomba sganciata da un sommergibile tedesco che, una volta rimessosi in assetto di tiro, lanciò un secondo siluro sotto la linea di galleggiamento verso poppa. Fu centrata la cassa della nafta, che prese fuoco subito.
Il mercantile iniziò ad inclinarsi dopo il secondo centro i morti furono numerosissimi i superstiti cercarono di abbandonare la nave con delle scialuppe delle quattro in dotazione solo una venne calata in mare su di essa furono tantissimi i marinai che cercarono di salvarsi.
La scialuppa era troppo piccola per tutte quelle persone ed il mare arrivava al suo bordo.
Le razioni di gallette e di acqua vennero centellinate tra tutti, ma finirono presto. Alcuni uomini morirono per le ferite riportate e furono sepolti in mare, zavorrati, con una breve preghiera.
Dopo parecchi giorni in balia delle mare, una mattina, uno dei superstiti emerse dalla sua apatia gridando alla ciurma che aveva avuto in visione Santa Rosalia, la Patrona di Palermo, cui era devotissimo, che con voce dolcissima e rassicurante gli diceva di avere forza e fede perché in giornata sarebbero stati salvati.
L’ottimismo fece presa su quei pochi malconci superstiti. Pregarono tanto e giurarono solennemente che se la visione si fosse tramutata in realtà avrebbero portato in processione un’ancora di bronzo sino alla grotta di Santa Rosalia, a Monte Pellegrino, come ex voto.
Dopo qualche giorno una nave avvistò la scialuppa e portò in salvo il misero equipaggio.
Toccata terra i superstiti volevano mantenere la promessa fatta alla “Santuzza”, ma impossibilitati per le cattive condizioni in cui versava la strada per giungere al santuario dovettero attendere 16 anni, per portare “a compimento la prumisione”, era il 1934 quando l’Ancora finalmente giunse con un carro dentro la grotta. Si dovette costruire un traliccio di legno e con un sistema di verricelli e corde di canapa fu sollevata e appoggiata alla parete, la dove si trova ancora oggi.
Fonte Santuario di Santa Rosalia (tratto da un racconto di Salvatore Pillitteri, detto “Totò” nipote di uno dei superstiti9