Nell’iconografia dell’arte popolare, soprattutto bei santini, Santa Rosalia e rappresentata coronata di rose e gigli, eremita con bastone, conchiglia e teschio poggiato su pietra o sul Vangelo, nella grotta della Quisquina o del Monte Pellegrino, nella posizione di estatica di contemplazione della Croce e vestita del saio francescano.
La più diffusa rappresentazione della “Santuzza” è quella che la ritrae in posizione sdraiata a terra, tale immagine risale al periodo barocco, nel momento del trapasso con il braccio che regge il capo, l’angelo che l’accompagna, fedele custode della sua devozione, il teschio simbolo della fragilità umana, il tutto ambientato in una situazione che si svolge all’interno di una grotta.
In molte tele, anche di importanti pittori la Santa viene infatti rappresentata sempre con i suoi due simboli, la corona di rose e il giglio, oltre che con in mano un teschio.
L’immagine più diffusa di Santa Rosalia è quella che il pittore palermitano Giuseppe Velasco dipinse verso la fine del 1700
Si tratta di un dipinto su tela in cornice ovale, opera custodita nella Cappella di Santa Rosalia, transetto della Cattedrale di Palermo.
Giuseppe Velasco, nacque a Palermo il 16 Dicembre 1750 da genitori spagnoli. All’età di 15 anni, in omaggio al grande pittore spagnolo, cambiò il suo cognome in Velasquez. Morirà a Palermo il 7 febbraio 1827 sua sepoltura è nella Cripta dei Cappuccini di Palermo.
Nella chiesa di San Domenico a Palermo troviamo un altro dipinto che ritrae la Santa Patrona di Palermo, si trova nella prima cappella a sinistra, dedicata a Santa Rosalia custodisce le spoglie, in un sarcofago, de poeta siciliano Giovanni Meli, primo personaggio illustre ad essere tumulato in chiesa dopo l’innalzamento della medesima a Pantheon.
A vegliare sull’illustre poeta dialettale c’è una tela raffigurante Santa Rosalia opera dipinta dopo il 1670 dal pittore trapanese Andrea Carreca.
L’edicola votiva più antica di Palermo dedicata a S. Rosalia (a detta di molti),è quella posta in Piazza del Monte di Pietà (nella foto)
Realizzata su lastra d’ardesia dipinta a tempera.
In queste cappelle la Santa è rappresentata vestita con il saio francescano in atteggiamento estatico e con la corona di rose che le cinge il capo.
Lì, a pochi passi dalla piazza, in via Panneria, è nato Vincenzo Bonelli, il cacciatore che nel lontano 1624 trovò i resti della santa che portati in processione salvarono Palermo dalla peste.