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Là dove c’è la chiesa della Madonna della Provvidenza e il pozzo dell’acqua miracolosa

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Tra le più belle chiese e più visitate di Palermo occupa una delle primissime posizioni la chiesa di San Giuseppe dei Teatini ai Quattro Canti, pochi sanno che sotto la Barocca chiesa c’è ne ultra ipogea detta della Madonna della Provvidenza.

La chiesa è tanto grande quanto la soprastante San Giuseppe e ne riproduce le stesse proporzioni planimetriche.

Di grande interesse la chiesa custodisce un pozzo dove c’è l’acqua miracolosa.

La genesi dell’Acqua miracolosa parla di un’immagine, quella della Madonna della Provvidenza (patrona/protettrice della chiesa e del rione, festeggiata il 15 gennaio), che è stata installata, dopo una mistica visione di uno dei monaci, nella chiesa. Da lì a poco, nella cripta della chiesa, fu rinvenuta la sorgente (era il 1668, quasi due secoli prima dell’apparizione di Lourdes) la cui acqua, secondo gli scritti della confraternita teatina, ha operato nei secoli decine di miracoli.

Oggi l’acqua è stata incanalata e fatta scorgere da una fontanella sita nel cortile adiacente alla chiesa di San Giuseppe dei Teatini, vi si accede dal fianco destro della chiesa in prossimità dell’altare.

La fonte è visitata quotidianamente da decine di fedeli, che si inginocchiano, implorano e che, talvolta, armati di bottiglie e bidoni, fanno scorte dell’acqua miracolosa.

Il quadro della Madonna della Provvidenza è posto nella Chiesa ipogea, la sacra immagine della Madonna della Provvidenza, si trova nello stesso posto dove originariamente era ospitato il prezioso paliotto argenteo lavorato a sbalzo che oggi si ammira sul fronte dell’altare maggiore del tempio superiore, opera dei maestri cesellatori palermitani.
Il quadro ha una storia particolare. La confraternita dei falegnami non possedeva un immagine della Madonna a cui i confratelli potessero rivolgere le proprie preghiere e decisero di utilizzare un quadro posseduto da un frate teatino di nome Vincenzo Scarpato. Il quadro raffigurava la Madonna dell’Arco che era oggetto di devozione presso Napoli, di cui era originario lo Scarpato. Questi la teneva come era uso ai piedi del suo letto e la guardava ogni sera prima di addormentarsi e non volendo in alcun modo privarsene, decise di farsela riprodurre senza però ottenere risultati soddisfacenti. Un giorno il frate incontrò un vecchietto sconosciuto con una folta barba che gli consegnò un rotolo che sembrava contenere qualcosa di prezioso che altro non era che una tela che riproduceva esattamente l’immagine desiderata ma lo Scarpato non ebbe il tempo di ringraziare il vecchietto che era sparito nel nulla. Inutile dire che quel vecchietto altro non era che San Giuseppe, come lo Scarpato rivelò in punto di morte.
Nelle basse volte e alle pareti ci sono decorazioni in stucco e affreschi degli ultimi secoli.

C’è  anche un altare che ospita un capolavoro dell’arte orafa locale. L’altare posto su tre gradini in marmo è arricchito dal tabernacolo argenteo co l’Agnello dell’Apocalisse  e la scritta” Ecce Agnus Dei” e da un Paliotto mobile in corallo che misura 104X205 cm realizzato alla fine del XVII secolo.

Nella chiesa è venerata anche Santa Rosalia in un altare in marmo donato dall’architetto Francesco Valenti in suffragio della moglie morta prematuramente e devotissima alla Santa Patrona.

La pavimentazione in marmo è stata realizzata nel 1874 dai congregati della provvidenza.

Alle pareti sono allocati antichi arazzi ricamati con fili serici policromi con motivi floreali e sacri.

La chiesa ospita l’antica segreteria che custodisce “Il libro d’oro” dove vengono iscritti i nomi dei fedeli che intendono messi sotto la protezione della SS Madonna della Provvidenza.  Il mobile della segreteria presenta il monogramma Mariano “M” per ricordare al fedele che la mano dolce di Maria è sempre presente nel suo cammino.

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Salvino Arena

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