La chiesa della Magione, nella parte occidentale del centro storico di Palermo, è una delle più antiche della città. Risalente al 1150, fu concessa prima all’ordine dei Cistercensi e successivamente all’ordine dei Templari Teutonici nel 1197. Dedicata alla SS. Trinità, è meglio conosciuta come chiesa della Magione, da “Mansio”, nome del precettore dell’ordine che risiedeva nell’attigua abbazia. durante la sua millenaria storia la struttura ha subito diversi interventi sino ad arrivare al periodo del dopoguerra dopo che i bombardamenti del 1943 avevano quasi distrutto l’impianto originario.
Edificata secondo i sobri canoni dello stile arabo normanno, rivolge l’abside, decorata con i tradizionali archi intrecciati, verso la piazza della Magione.
La facciata principale rivolta verso l’attuale via Garibaldi fa da sfondo al giardino di ingresso.
Ai tre portali a sesto acuto, di diverse dimensioni, incorniciati da bugne, fanno riscontro, al livello superiore, tre monofore.
Internamente la chiesa presenta la snellezza propria dello stile gotico, con alti archi ogivali sostenuti da colonnati. La copertura lignea è stata completamente rifatta dopo la rovina del 1943; sono infatti scomparsi gli elementi pittorici decorativi tipici dell’arte fatimita.
Di mirabile fattura le opere d’arte presenti, sebbene non contemporanee alla realizzazione della chiesa.
Il Cristo benedicente è una splendida opera scultorea del sedicesimo secolo come il dipinto della Madonna della Grazia, accanto alla sacrestia.
Prima di Giungere al portale della chiesa si calpesta ciò che resta dell’originario monastero cistercense. Si tratta dei resti del chiostro circoscritto da colonnine binate con capitelli a doppia corona di foglie sorreggono le arcate ogivali.
All’interno del chiostro c’è un pozzo avvolto da misteri.
Iniziamo col dire che questa vera di pozzo (ovvero la porzione visibile del pozzo che emerge dal terreno, di solito costruita per evitare di cadere accidentalmente all’interno del buco sottostante), fu portata alla magione soltanto nel 1943, dopo essersi salvata dai bombardamenti che distrussero quasi completamente il monastero del Cancelliere, sua precedente dimora. Tuttavia la storia non si ferma qui.
Come scoperto da monsignor Benedetto Rocco alla fine degli anni ‘60, la parte superiore del pozzo, cioè l’elemento in marmo bianco collocato oggi su una struttura di mattoni, presenta delle singolari iscrizioni in lingua ebraica, che ne rivelano la sua funzione originaria. Si trattava infatti di una pietra sepolcrale del 1353, posta sulla tomba di un giovane ebreo palermitano di nome Daniele.
L’iscrizione recita: Nella sua arca giace ancor vegeto Daniele, figlio di Rabbi Saadia. La sua anima sia custodita nello scrigno della vita. Su di lui il bene e il riposo dell’anima. Il suo riposo sia nella gloria.
Ma come ha fatto una tomba ebraica a diventare il pozzo di un monastero?
Tutto risale al periodo successivo alla “Cacciata degli Ebrei”, avvenuta in Sicilia nel 1492. In seguito a questo evento storico, sul quale non ci soffermiamo, i cimiteri ebraici di Palermo, collocati nei terreni limitrofi alla Porta di Termini (nei pressi dell’odierna Stazione Centrale), furono del tutto abbandonati.
Negli anni e nei secoli a venire, è probabile che alcuni degli elementi di pregio presenti in questi cimiteri, siano stati riutilizzati per abbellire palazzi, chiese e monumenti cittadini, vista anche la necessità di rimpiazzare questi vecchi sepolcri con il nuovo fossato esterno della città, costruito nel 1537.
Probabilmente questo antico elemento marmoreo giunse allora al monastero del Cancelliere, dove le monache decisero di utilizzarlo come pezzo di pregio della loro vera di pozzo, come testimoniato anche dai visibili solchi dovuti al continuo passaggio della corda al quale era legato il secchio.
Già dal 1968 monsignor Rocco propose di spostare pietra sepolcrale in un museo, riportando il monumento alla sua forma originaria ed eliminando dunque la sottostante struttura in cotto, tuttavia questa richiesta non è ancora stata ascoltata, ed oggi l’antica tomba è usata come altare per le cerimonie nuziali di molti ignari sposi. Chissà se il giovane ebreo Daniele, sarebbe contento di questo nuovo romantico utilizzo.
La chiesa si trova in piazza Magione, Magione è anche il nome della strada che conduce alla chiesa per coloro che arrivano da via Garibaldi.
La piazza ha una forma quasi perfettamente quadrata .Essa venne a crearsi dopo la seconda guerra mondiale in virtù dei forti bombardamenti che colpirono la città. In seguito, durante gli anni ’60, un provvisorio piano regolatore della città di Palermo prevedeva di sfruttare gli spazi vuoti lasciati dai bombardamenti al fine di creare una strada che tagliasse il centro storico da Nord a Sud. Fortunatamente il progetto non ebbe seguito preservando i monumenti che sarebbero stati abbattuti per far posto all’arteria.
Nei pressi di piazza Magione c’era la casa natia del giudice Giovanni Falcone.
(la storia del pozzo è tratta da un racconto firmato da Samuele Schirò nella pagina Palermoviva)