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Innamorati della “Pupa del Capo”

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Un filo invisibile ma tenace tiene legata me, insieme ad altre persone, al mercato storico del Capo di Palermo a cui per la prima volta mi sollecitò ad interessarmi mio suocero quando da Varese mi trasferii a Palermo quarantun anni fa, in seguito al mio matrimonio. Mio suocero mi parlò allora del Panificio Morello dove la sua mamma, lui bambino, lo mandava a comprare il pane “’na Pupa” da piazza delle Stimmate in cui era nato.
Nell’anno scolastico 2005-2006, mentre ero docente di Lettere presso la Scuola Media dell’Istituto Gonzaga della città, e in occasione del Concorso nazionale indetto dal FAI, Fondo per l’Ambiente Italiano, di cui vincemmo il primo premio, suggerii ai miei alunni della classe III C di dedicare il nostro lavoro di ricerca all’insegna “Panificio S. Morello” e al pannello con figura femminile, entrambi in mosaico e in squisito stile Liberty, che ne abbellivano l’ingresso.
Nacquero così dall’esperienza un libriccino, pubblicato allora col titolo “’A Pupa du Capu” (ricordo che la mamma di una mia alunna mi rimproverò dicendo che avremmo dovuto scrivere “’A Pupa ru Capu”), un’amicizia, quella col sig. Salvatore Arena, nostra prima guida alla scoperta della “mostra” del Panificio e del mercato del Capo, e infine, ma non meno importante, quel legame con la figura femminile del pannello musivo che ancora non si è interrotto.
Da quella volta sono trascorsi 17 anni, durante i quali la Pupa è sempre stata al centro della mia attenzione e delle mie ripetute visite, quasi come fosse una figlia adottiva, come amo dire scherzosamente alle persone che accompagnavo davanti al Panificio fin quando la Pupa è rimasta lì o a cui racconto le sue vicende. Sì, perché la Pupa ha affrontato tante traversie, tanti avvenimenti, così come i miei alunni che nel frattempo sono diventati adulti.
In anni recenti, i due pannelli del Panificio sono stati rimossi, ricoverati nelle stanze della Soprintendenza ai Beni Culturali in via Garibaldi e sottoposti a restauro ad opera del Prof. Franco Fazzio. Nel 2016 il restauro si è concluso e i pannelli da allora sono esposti nella sala d’ingresso del Museo di Palazzo Ajutamicristo, in via Garibaldi, si spera in attesa che tornino nella sede per cui erano stati creati. Tuttavia, il primo restauro dei pannelli musivi fu realizzato molti anni prima, nel 1997, sempre ad opera del Prof. Franco Fazzio, a seguito dell’intervento dell’Associazione internazionale per i monumenti siciliani, fondata a Palermo nel 1981 dalla Signora Flora Kaley, finlandese, che, con la sua Associazione e grazie all’aiuto economico proveniente da donazioni private, riuscì a completare sette progetti in Sicilia: tra gli altri, a Palermo i restauri del Crocefisso Chiaramonte in Cattedrale, dell’arco Mastrantonio nella chiesa di San Francesco d’Assisi, oltre che dei pannelli del Panificio Morello; a Siracusa, il restauro di una finestra a vetro multicolore per la facciata ovest della Cattedrale.
Alla fine del corrente mese di marzo, la Signora Diana Kaley, figlia di Flora e residente d Helsinki, è tornata a Palermo dopo 14 anni, insieme al fotografo finlandese Christian Langenskiöld: il loro intento è stato quello di visitare i monumenti restaurati tanti anni prima grazie all’Associazione per scattare fotografie e raccogliere materiale per l’allestimento di una mostra che si terrà ad Helsinki presumibilmente nel 2025 su Flora Kaley, sulla sua vita straordinaria e le sue vicende familiari.
Il 27 marzo, nella sede di Palazzo Ajutamicristo, il fotografo ha immortalato l’insegna e la Pupa con una speciale macchina fotografica, molto simile a quelle antiche, con soffietto, treppiedi e lastre di vetro per ottenere immagini positive. La Pupa, quel giorno, è stata al centro dell’attenzione di tante persone, venute apposta per renderle omaggio, tra cui la Prof.ssa Vincenza Morello, attuale proprietaria, insieme al marito, del Panificio e nipote omonima di quella fanciulla che, nei primi anni del Novecento, andò in sposa a Salvatore Morello, proprietario del Panificio; per le loro nozze, la famiglia di lei incaricò un artista specializzato in mosaico, finora rimasto sconosciuto, di realizzare nel suo laboratorio una “mostra” per il Panificio, “mostra” che ancora oggi ci lascia incantati per la sua raffinata bellezza e per l’eleganza della figura femminile che è al centro di tutto, che ci ha tenuti e continua a tenerci legati.

 

Luigia Viscuso

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Salvino Arena

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