La lumaca (in italiano toscaneggiante “chiocciola”) per i palermitani ha soltanto un nome BABBALUCI.
Palermo il giorno del Festino di Santa Rosalia (15 luglio), zuppiere di babbalùci alla palermitana vengono servite anche sulle bancarelle dei mercati.
Babbaluci, anche se il termine ha il suo singolare per i palermitani è un obbligo chiamarli al plurale.
I babbaluci sono delle chiocciole piccole di colore biancastro appartengono alla famiglia delle Helicidae.
Sono commestibili con esse a Palermo si prepara un piatto caldo che non manca nelle tavole a festa apparecchiate il 15 di luglio il giorno del “Festino di Santa Rosalia” . Il nome BABBALUCI ci viene dal greco boubalàkion che sta per indicare piccolo bufalo, per via delle corna.
Di BABBALUCI i palermitani fanno grandi scorpacciate.
I palermitani amano mangiare i babbaluci ovvero le lumache di terra condite con abbondante soffritto d’aglio, prezzemolo e copiosamente pepate; una prelibatezza alla quale non possono rinunciare soprattutto per la festa di Santa Rosalia (U Fistinu), il 15 luglio. Già qualche settimana prima, infatti, si cominciano a vedere nei mercati dei sacchi di iuta pieni di piccole lumache che vengono tenute a digiuno per 2 giorni in maniera tale che si ripuliscano dalle scorie. Per quanto riguarda la cottura, gli estimatori delle lumache si dividono in 2 fazioni: quelli che li preferiscono “con le corna di fuori” per non dover faticare nel mangiarli e quelli che non vedono l’ora di esibire la loro proverbiale abilità nel risucchiare la lumaca che non ha tirato fuori le corna!
Quello della preparazione delle lumache per i palermitani è un rito.
Le lumache vengono acquistate o raccolte almeno cinque giorni prima della cottura perchè durante questi giorni che precedono la cottura vengono messi dento una bacinella con del pan grattato per permettere alle lumache una abbuffata e una eliminazione del cibo ingerito prima perchè sa di amarognolo specialmente se hanno ingerito erba verde.
LUMACHE SICILIANE: COME FARE I BABBALUCI ALLA PALERMITANA
Lavate le lumache in abbondante acqua fredda.
Riempite una pentola con acqua fredda e mettetevi dentro le lumache. Bagnate il bordo della pentola con acqua e aggiungeteci il sale (serve per non far scappare le lumache). Mettete la pentola al sole per un paio d’ore in modo tale che con il calore l’acqua si scaldi leggermente e le lumache escano fuori dal guscio rilasciando nell’acqua eventuali impurità.
Scolate le lumache, lavatele nuovamente e rimettetele nella pentola con abbondante acqua fredda. Coprite la pentola con il coperchio e mettetela sul fuoco più piccolo a fiamma bassissima. Sarà proprio grazie al lento intiepidirsi dell’acqua che le lumache tireranno fuori la testa dal guscio.
Quando l’acqua comincerà a bollire, aggiungete il sale e lasciate cuocere le lumache per altri 5 minuti. Scolate ben bene le lumache e tenetele da parte.
In un tegame dal fondo largo preparate un soffritto con olio d’oliva, aglio a pezzetti, peperoncino (facoltativo) e trito di prezzemolo. Lasciate soffriggere l’aglio a fiamma bassa per alcuni minuti (facendo attenzione a non farlo bruciare) in modo tale che l’olio si insaporisca. Aggiungete le lumache e mescolatele al soffritto per alcuni minuti. in ultimo, aggiungete dell’altro trito di prezzemolo.
Togliete le lumache dal fuoco e lasciatele raffreddare. Una volta pronte, copritele e lasciatele riposare per un paio d’ore, meglio se per tutta la notte.
Un proverbio siciliani recita così: Babbaluci a sucari e fimmini a vasari ‘un ponnu mai saziari.
(Lumache da succhiare e donne da baciare non rendono mai sazi).