Giufà, questo è il nome di un personaggio bizzarro presente in antichi racconti arabi del IX secolo, che con le sue stramberie da ingenuo e sprovveduto portava allegria . Giufà era un ragazzo che si cacciava quasi sempre nei guai e che per fortuna ne usciva illeso. Descritto come un personaggio candido e spensierato, che riesce a far sorridere con le sue storie di sfortuna, sciocchezza, saggezza ed anche ingenuità entrava nelle case dei palermitani con la qualifica di strampalato per antonomasia.
In molti racconti Giufà è una delle figure tipiche del finto sciocco, che riesce a proporsi per l’arguzia, l’originalità delle soluzioni, e per la comicità che scaturisce dal suo strano agire.
L’etnologo Giuseppe Pitrè, studioso di tradizioni e di folclore siciliano creerà dei racconti che riprendono storie popolari diffuse in varie parti della Sicilia, tra la fine dell’ ‘800 e l’inizio del ‘900.
Per il Pitrè Giufà è un ragazzo molto ignorante, che parla per frasi fatte e che conosce soltanto una certa tradizione orale impartitagli dalla madre.
Giufà (o Giuchà o Jochà o G’ha) è popolare il altri Paesi del Mediterraneo, le sue avventure erano conosciute anche nella penisola Iberica. Nel dialetto palermitano, Giufà divenne l’abbreviativo di Giovanni). Un detto Palermitano diceva somigli a Giufa’ una ne pensa e cento ne fa.
Foto: Giufà in una illustrazione di Sara Cappello, nel racconto “Giufà, quannu nesci tirati a porta!!”